mercoledì 7 aprile 2010

Unzeitgemäße Betrachtumgem

"Inattuali" e inopportune, aggiungo, da un certo punto di vista. Ma credo sia mio dovere non tacere, anche in quest'ora, un pensiero che mi urge.
La Chiesa, il Papa sono oggetto di un attacco ingiusto e sproporzionato. Ma è del tutto improprio fare un po' di autocritica? Non nel senso moralistico e autofustigante. Per carità. Il punto non è: avremmo potuto far meglio, moralmente.
Piuttosto varrebbe la pena porsi una domanda non morale, ma culturale: l'attuale, ignobile e furantesco, attacco non è in parte, sia pur in minima parte, conseguenza di una impostazione per cui la Chiesa è apparsa come anzitutto e soprattutto preoccupata di etica, anzi di etica naturale, anzi di etica naturale essenzialmente poggiante su leggi statali?
Se è, almeno un po', così il nesso è questo: "voi, che tanto vi fate forti dell'etica naturale, proprio sull'etica naturale siete caduti. L'avete voluto voi: se non aveste fatto dell'etica naturale la vostra bandiera, su tale questione non sareste tanto attaccabili. Ma poiché voi stessi vi siete comportati come se quella fosse la cosa più importante, eccovi serviti: vi rinfacciamo la vostra incorenza. Se quella è la cosa più importante, sulla cosa più importante siete caduti."
Bisognerebbe invece puntare di meno sull'etica, e di più sull'ontologia, di meno sulla coerenza e di più sull'adesione a un Avvenimento imprevedibile, di meno sull'appoggio statale a un programma di moralizzazione universale e di più sul contagio della testimonianza di una liberazione in atto: io non ritenni di sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo e questi crocefisso.
La persecuzione è inevitabile: potrebbe stare però alla nostra intelligenza e umiltà ridurne la violenza.

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