tag:blogger.com,1999:blog-16424496123895077232024-03-12T19:45:55.975-07:00Cultura cristianaBlog di Cultura cristiana (www.culturacristiana.it)Unknownnoreply@blogger.comBlogger294125tag:blogger.com,1999:blog-1642449612389507723.post-46256533927400346552020-08-14T08:48:00.003-07:002020-08-14T08:51:47.920-07:00Viganò reinterpreta il Vangelo<p> il nuovo Vangelo di Viganò: “il Mio Regno <b>è</b> di questo mondo”<span></span></p>
<div class="_39k5 _5s6c"><div><div class="_2cuy _3dgx _2vxa">Ho appena finito di leggere <a href="https://cronicasdepapafrancisco.com/2020/08/13/la-gravissima-accusa-di-mons-vigano-la-gerarchia-ha-detronizzato-cristo-re/" rel="noopener nofollow" target="_blank">una lunga nota di mons.Viganò</a>, in cui egli accusa non solo l’attuale papa, ma anche il Concilio Vaticano II e quindi i papi successivi a Pio XII, di apostasia e di eresia, per aver detronizzato Cristo Re, non riconoscendolo Re (anche) di <span class="_4yxp">questo mondo </span>e confinandone la regalità alla fine della storia, all’eschaton.</div><div class="_2cuy _3dgx _2vxa">In particolare egli se la prende con il riconoscimento, fatto dal Vaticano II, della libertà religiosa, che invece, notiamo, fu molto apprezzato da Karol Wojtyla, che ne parlò come di una positiva “rivoluzione”.</div><div class="_2cuy _3dgx _2vxa"> </div><div class="_2cuy _3dgx _2vxa">1) Vorremo evidenziare due errori di Viganò: <b>l’errore fondamentale è non partire dall’esperienza</b>. Infatti egli fa tantissime affermazioni solenni e impegnative, pretendendo di basarle sulla Bibbia. Ma che cosa gli garantisce che la Bibbia sia vera e che lui la interpreti correttamente? La risposta corretta alla prima domanda dovrebbe essere: la mia esperienza umana, da cui dovrebbe scaturire anche il criterio per assicurasi di interpretare correttamente il Testo sacro. Invece Viganò non parte dalla sua esperienza, ma da degli a-priori. Qui sta la radice dei suoi errori.</div><div class="_2cuy _3dgx _2vxa"> </div><div class="_2cuy _3dgx _2vxa">2) Tra i tanti altri errori merita segnalarne un altro: qual è <b>per lui il compito fondamentale del cristiano</b>? Non fare esperienza di fede e proporla personalmente ad altri. Ma <b>mettere in riga il mondo</b>. Mettere in riga quegli assatanati degli esseri umani. Ecco infatti cosa dice:</div><div class="_2cuy _3dgx _2vxa" style="margin-left: 40px; text-align: left;">“Ho scelto questo tema perché credo che, in un certo senso, possa riassumere <span class="_4yxo">il punto focale del nostro e vostro impegno di cattolici</span>; non solo nella vita privata e familiare ma anche e <span class="_4yxo">soprattutto nella vita sociale e politica</span>.”</div><div class="_2cuy _3dgx _2vxa">Così Viganò rilegge creativamente il processo a Gesù sostenendo che egli fu condannato a morte proprio perché aveva affermato che il Suo Regno <span class="_4yxp">è</span> di questo mondo:</div><div class="_2cuy _3dgx _2vxa" style="margin-left: 40px; text-align: left;">“La costituzione del suo Regno [in questo e di questo mondo, chiosiamo] assorbì a tal punto la sua missione che l’apostasia dei suoi nemici approfittò di quest’idea per giustificare l’accusa sollevata contro di lui davanti al tribunale di Pilato: <span class="_4yxp">«Si hunc dimittis, non es amicus Caesaris (Se lo rilasci, sei non un amico di Cesare)».</span> Gridarono a Ponzio Pilato: <span class="_4yxp">«Chiunque si fa re si oppone a Cesare»</span> (cfr. Gv 19, 12). Convalidando l’opinione dei suoi nemici, Gesù Cristo conferma al governatore romano di essere veramente un Re: <span class="_4yxp">«Tu lo dici: Io sono Re»</span> (cfr. Gv 18, 37).”</div><div class="_2cuy _3dgx _2vxa">Dimenticando così che Nostro Signore ha affermato esattamente il contrario, cioè che il Suo Regno <i><span class="_4yxp">non è</span></i> di questo mondo:</div><blockquote class="_2cuy _509u _2vxa" style="background-color: transparent;">Gesù rispose: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori combatterebbero perché io non fossi dato nelle mani dei Giudei; ma ora il mio regno non è di qui» (Gv, 18, 36)</blockquote></div></div><p></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1642449612389507723.post-6395209131321006202019-01-11T11:12:00.003-08:002019-01-11T11:12:49.033-08:00Carrón al Corriere: «I sovranismi sono fallimentari. Il cristiano deve vincere la paura»<header><hgroup><h1 class="title">
</h1>
<span class="abstract">«I
migranti, prima che numeri, sono persone concrete, volti, nomi, storie,
aveva detto il Papa a Lesbo». L'intervista al Presidente della
Fraternità di CL sul <em>Corriere della Sera</em> (10 gennaio 2019)</span></hgroup><span class="author">Gian Guido Vecchi</span><time class="date" datetime="2019-01-10T08:26:12Z" pubdate="">10.01.2019</time></header>«Ricordo
l’impressione che mi fece la notizia di un immigrato pakistano: giunto
stremato in un centro di accoglienza italiano, incontra un volontario
che lo chiama e gli domanda se vuole pasta in bianco o al sugo, carne o
pesce. L'uomo scoppia in lacrime, nessuno lo aveva mai chiamato per
nome. Un gesto semplice di umanità gli ha fatto cambiare idea su quelli
che prima per lui erano solo degli “infedeli”». Don Julián Carrón,
scelto dal fondatore Don Luigi Giussani come suo successore, guida
Comunione e Liberazione dal 2005. <br /><br /><strong>Ci sono voluti
diciannove giorni perché si aiutassero 49 persone lasciate in alto mare.
Che sta succedendo, in Europa, se è dovuto intervenire Francesco
all'Angelus per scuotere i leader?</strong> <br />«È il segno di una crisi
che non è innanzitutto politica o economica ma antropologica, perché
riguarda i fondamenti della vita personale e sociale. Uno strano
oscuramento del pensiero costringe il Papa a rimettere davanti a tutti
la realtà, prima delle idee e degli schieramenti. Già Benedetto XVI
ricordava che l'esperienza migratoria rende le persone vulnerabili:
sfruttamento, abusi, violenza. Per questo l'attuale pontefice richiama
tutti a rispettare l'imperativo morale di garantire ai migranti la
tutela dei diritti fondamentali e rispettarne la dignità. Il cristiano
riconosce che i migranti hanno bisogno di leggi e di programmi di
sviluppo, tanto quanto “di essere guardati negli occhi”, diceva
Francesco: “Hanno bisogno di Dio, incontrato nell'amore gratuito”.
Allora tutto può cambiare». <br /><br /><strong>Forse il problema è che si parla di numeri, di «clandestini» in astratto...</strong> <br />«È
proprio così. Fa parte della nostra riduzione dello sguardo che
impedisce di cogliere l'umano. I migranti, prima che numeri, sono
persone concrete, volti, nomi, storie, aveva detto il Papa a Lesbo nel
2016. Dovrebbe essere palese ma non lo è più, segno che è andato in
crisi il nostro rapporto con la realtà: per questo le sue parole suonano
“rivoluzionarie”. Tutto è guardato attraverso filtri che non
raggiungono più la persona reale. Il Papa ci indica il metodo: “Si vede
bene solo con la vicinanza che dà la misericordia”». <br /><br /><strong>Francesco ha denunciato il riapparire di populismi e nazionalismi che «indeboliscono» il «sistema multilaterale». Perché accade?</strong> <br />«Nel
tempo ha prevalso la dimensione universale, un tentativo che ha le sue
radici nell'Illuminismo: salvaguardare i valori - persona, vita,
famiglia, società - slegandoli dall'appartenenza alla storia particolare
che li aveva generati. Alla globalizzazione, espressione ultima del
tentativo illuminista, si oppone una concezione di appartenenza
nazionalistica. Ma tale reazione non risolve il problema, lo sposta solo
in avanti rimandandone la soluzione: un equilibrio corretto tra
appartenenza a una storia particolare e apertura all’universale». <br /><br /><strong>Come si può rimediare alla strategia della paura?</strong> <br />«Si
può rimediare solo se si trova una vera risposta alla paura. La paura
non si vince con la violenza, la chiusura, i muri, tutte espressioni di
una sconfitta. La paura è sconfitta solo da una presenza. Ciò che vince
la paura del buio in un bimbo è la presenza unica della mamma. Ciascuno
dovrà scoprire nella sua vita quali presenze rispondono alle sue paure».
<br /><br /><strong>La sfida sovranista, da Bannon a Salvini, inalbera i «valori cristiani». Che può fare la Chiesa?</strong> <br />«È
chiamata alla sua missione unica. Essa custodisce il “segreto” della
vittoria sulla paura, l'unica Presenza che la vince senza bisogno della
violenza. Questa è un'opportunità formidabile per la Chiesa di
riscoprire il suo compito: annunciare questa Presenza, renderla
testimonianza. Solo lasciandosi investire dalla presenza di Cristo,
potrà testimoniare a tutti una modalità di vincere la paura adeguata
alle sfide odierne. È il contributo che noi cristiani siamo chiamati a
dare: generare uomini e donne non dominati dalla paura, in grado di
creare luoghi capaci di accogliere e integrare chi è diverso da noi. Le
vie d'uscita di pura reazione sono fallimentari in partenza, anche se
nel breve termine possono sembrare vincenti. Manca la prospettiva
storica. Abbiamo già assistito a troppe situazioni in cui è diventata
dominante una mentalità che non ha retto l'urto del tempo. Staremo a
vedere quanto dura questa». <br /><br /><strong>Cosa direbbe ai fedeli sedotti dal sovranismo?</strong> <br />«Che
guardino se stessi e vedano se esso risponde alle loro aspettative,
quando vanno a dormire e si alzano al mattino. In questo momento
drammatico è in gioco ognuno di noi e, quindi, la nostra famiglia, i
nostri rapporti, i nostri fratelli bisognosi, la nostra società. Sarebbe
un peccato sprecare l’occasione».Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1642449612389507723.post-62316059428836976472019-01-06T08:44:00.000-08:002019-01-06T08:44:06.036-08:00che cosa hanno visto in cielo i Magi? Un contributo di M.Gargantini<h3>
Un "meeting" planetario ha tracciato il percorso dei Magi verso Betlemme</h3>
tratto da <a href="http://www.gargantini.net/">http://www.gargantini.net</a> per gentile concessione dell'autore<br />
<br />La strada che ancora oggi molti pellegrini percorrono per andare da Gerusalemme a Betlemme è più o meno quella che hanno percorso i Magi 2017 anni fa; si snoda in direzione Sud e all’inizio di dicembre dell’anno 7 a.C. (data sempre più accreditata per la nascita di Gesù) mostrava un fenomeno astronomico singolare, di quelli che accadono circa ogni ottocento anni: tre pianeti, di quelli visibili anche a occhio nudo, nel loro vagare tra le stelle fisse (la parola pianeta significa infatti “errante”) vengono a congiungersi nella stessa posizione (vista da Terra) creando un punto luminoso molto intenso e brillante. <br />È questo, e non una cometa né una supernova, il segno che ha guidato gli studiosi venuti da oriente fino alla grotta della Natività. Tra le diverse interpretazioni del significato dell’espressione del Vangelo di Matteo “abbiamo visto sorgere la sua stella …”, questa della congiunzione planetaria tra Saturno, Giove e Marte è ormai la più accreditata, confortata da una serie di dati e riscontri astronomici e storici.<br />Ma già il grande Keplero, all’inizio del Seicento aveva avanzato questa ipotesi, ricordando che in un commentario rabbinico alla Scrittura (quello del rabbino Abarbanel) si diceva che la venuta del Messia sarebbe stata preceduta da una congiunzione fra Giove e Saturno nel segno dei Pesci. Keplero era un abile matematico e dai suoi calcoli aveva stimato la data del meeting planetario tra il giugno del 7 a.C. e il marzo del 6 a.C. I calcoli moderni, sui quali si basano anche semplici simulazioni al computer che ci mostrano il cielo di allora sopra l’area di Gerusalemme, confermano che nel 7 a.C. si sono verificate ben tre congiunzioni di Giove e Saturno nella costellazione dei Pesci: il 29 maggio, il 3 ottobre e il 4 dicembre; nei mesi successivi fino a marzo il fenomeno si è completato con l’inserimento di Marte.<br />Il susseguirsi di congiunzioni, e non tanto la scia della cometa, segna quindi le tappe del viaggio dei Magi e ciò che è accaduto nel cielo il 4 dicembre ben si accorda con la descrizione di Matteo: la stella che prima li precedeva “si fermò sopra il luogo ove si trovava il bambino”; in effetti in quel giorno i due pianeti erano stazionari per poi invertire il loro moto e separarsi. <br />Prima dei calcoli moderni, queste congiunzioni sono state osservate e descritte dagli astronomi dei territori medio-orientali, dove erano ben visibili, e sono documentate nelle tavole planetarie egiziane del tempo e nel calendario stellare detto di Sippar, dal nome della sede della scuola astronomica di Babilonia.<br />Quindi si trattava di un evento celeste noto agli studiosi, quali erano i magi, ma non così evidente “per il grande pubblico”; ma anche questa circostanza rafforza un particolare del racconto evangelico: il fatto cioè che Erode dovesse chiedere una consulenza agli astronomi orientali per decifrare il fenomeno e per avere una conferma della sua singolarità, che portava a una facile e clamorosa deduzione: un segno così preannunciava la nascita di un re potente e generoso e l’inizio di una nuova era.<br />E la questione della cometa? Nei primi secoli del cristianesimo non se ne parla, finché compare sopra la capanna nella celebre natività affrescata da Giotto nella Cappella degli Scrovegni a Padova nel 1303. Non è tanto azzardato supporre che l’idea sia venuta al grande artista dall’emozione ancora viva dell’osservazione della cometa di Halley che era stata ben visibile nei cieli europei nel 1301. La Halley è una delle comete più affezionate alla nostra Terra: ritorna ogni 75 anni circa e se ne sono documentati con precisione gli ultimi 41 passaggi. Tale documentazione esclude però che potesse essere lei la annunciatrice del Messia: infatti il suo ultimo passaggio in epoca precristiana è avvenuto nel 12 a.C. e il successivo nel 65 d.C. Inoltre, nessuna della altre numerose fonti di osservazioni astronomiche antiche, da quelle babilonesi a quelle cinesi, segnala passaggi cometari in quegli anni.<br />Resterebbe l’ipotesi della supernova, cioè di quelle improvvise esplosioni di stelle massicce giunte alla fase finale della loro vita che diventano molto luminose e proiettano nello spazio i materiali preziosi per l’evoluzione della storia cosmica. C’è da dire che se in area mesopotamica fosse apparsa una supernova difficilmente gli astronomi babilonesi l’avrebbero ignorata; invece non ve n’è traccia nei loro resoconti: solo alcune cronache cinesi accennano a una stella “nova” apparsa nel 5 a.C. ma con pochi altri dettagli. Inoltre una supernova è un evento collocato in una posizione ben precisa nella volta celeste e ha poco le caratteristiche di “messaggero” che si sposta per tracciare una strada.<br />Acquista perciò sempre più forza l’ipotesi della congiunzione planetaria. Che, come ogni ipotesi scientifica, non può avere nessuna pretesa oltre a quella di una descrizione, peraltro sempre perfezionabile, dei fenomeni naturali. Una conoscenza scientifica più precisa delle circostanze fisiche nelle quali si è manifestato l’evento della nascita di Cristo non toglie nulla al carattere straordinario e soprannaturale di quell’avvenimento, anzi concorre a indicarne la concretezza di fatto storico, incontrabile nella storia, e rende ancor più significativo il gesto genuinamente umano dei Magi: “… siamo venuti per adorarlo”.<br /><br />
Mario Gargantini<br />giovedì 6 gennaio 2011<br />Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1642449612389507723.post-52397083029782040022018-12-27T22:08:00.001-08:002018-12-27T22:08:23.692-08:00papa Francesco - Omelia della messa di mezzanotte di Natale 2018<div align="center">
<b><i><span style="color: #663300; font-size: medium;">OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO</span></i></b></div>
<div align="center">
<span style="color: #663300;"><i>Basilica Vaticana<br />Lunedì, 24 dicembre 2018</i></span></div>
<div align="center">
[<b><a href="http://w2.vatican.va/content/francesco/it/events/event.dir.html/content/vaticanevents/it/2018/12/24/messa-natale.html">Multimedia</a></b>]</div>
<hr color="#C0C0C0" size="1" width="30%" />
<br />
Giuseppe, con Maria sua sposa, salì «alla città di Davide chiamata Betlemme» (<i>Lc</i> 2,4). Stanotte, anche noi <i>saliamo a Betlemme</i> per scoprirvi il mistero del Natale.<br />
1. <i>Betlemme</i>: il nome significa <i>casa del pane</i>. In questa
“casa” il Signore dà oggi appuntamento all’umanità. Egli sa che abbiamo
bisogno di cibo per vivere. Ma sa anche che i nutrimenti del mondo non
saziano il cuore. Nella Scrittura, il peccato originale dell’umanità è
associato proprio col prendere cibo: «prese del frutto e ne mangiò»,
dice il libro della Genesi (3,6). Prese e mangiò. L’uomo è diventato
avido e vorace. Avere, riempirsi di cose pare a tanti il senso della
vita. Un’insaziabile ingordigia attraversa la storia umana, fino ai
paradossi di oggi, quando pochi banchettano lautamente e troppi non
hanno pane per vivere.<br />
Betlemme è la svolta per cambiare il corso della storia. Lì Dio, nella <i>casa del pane</i>, nasce in una <i>mangiatoia</i>.
Come a dirci: eccomi a voi, come vostro cibo. Non prende, offre da
mangiare; non dà qualcosa, ma sé stesso. A Betlemme scopriamo che Dio
non è qualcuno che prende la vita, ma Colui che dona la vita. All’uomo,
abituato dalle origini a prendere e mangiare, Gesù comincia a dire:
«Prendete, mangiate. Questo è il mio corpo» (<i>Mt</i> 26,26). Il
corpicino del Bambino di Betlemme lancia un nuovo modello di vita: non
divorare e accaparrare, ma condividere e donare. Dio si fa piccolo per
essere nostro cibo. Nutrendoci di Lui, Pane di vita, possiamo <i>rinascere nell’amore</i>
e spezzare la spirale dell’avidità e dell’ingordigia. Dalla “casa del
pane”, Gesù riporta l’uomo a casa, perché diventi familiare del suo Dio e
fratello del suo prossimo. Davanti alla mangiatoia, capiamo che ad
alimentare la vita non sono i beni, ma l’amore; non la voracità, ma la
carità; non l’abbondanza da ostentare, ma la semplicità da custodire.<br />
Il Signore sa che abbiamo bisogno ogni giorno di nutrirci. Perciò si è
offerto a noi ogni giorno della sua vita, dalla mangiatoia di Betlemme
al cenacolo di Gerusalemme. E oggi ancora sull’altare si fa Pane
spezzato per noi: bussa alla nostra porta per entrare e cenare con noi
(cfr <i>Ap</i> 3,20). A Natale riceviamo in terra Gesù, Pane del cielo: è
un cibo che non scade mai, ma ci fa assaporare già ora la vita eterna.<br />
A Betlemme scopriamo che la vita di Dio scorre nelle vene
dell’umanità. Se la accogliamo, la storia cambia a partire da ciascuno
di noi. Perché quando Gesù cambia il cuore, il centro della vita non è
più il mio io affamato ed egoista, ma Lui, che nasce e vive per amore.
Chiamati stanotte a salire a Betlemme, casa del pane, chiediamoci: qual è
il cibo della mia vita, di cui non posso fare a meno? È il Signore o è
altro? Poi, entrando nella grotta, scorgendo nella tenera povertà del
Bambino una nuova fragranza di vita, quella della semplicità,
chiediamoci: ho davvero bisogno di molte cose, di ricette complicate per
vivere? Riesco a fare a meno di tanti contorni superflui, per scegliere
una vita più semplice? A Betlemme, accanto a Gesù, vediamo gente che ha
camminato, come Maria, Giuseppe e i pastori. Gesù è il Pane del
cammino. Non gradisce digestioni pigre, lunghe e sedentarie, ma chiede
di alzarsi svelti da tavola per servire, come pani spezzati per gli
altri. Chiediamoci: a Natale spezzo il mio pane con chi ne è privo?<br />
2. Dopo Betlemme casa del pane, riflettiamo su Betlemme <i>città di Davide</i>.
Lì Davide, da ragazzo, faceva il pastore e come tale fu scelto da Dio,
per essere pastore e guida del suo popolo. A Natale, nella città di
Davide, ad accogliere Gesù ci sono proprio i pastori. In quella notte
«essi – dice il Vangelo – furono presi da grande timore» (<i>Lc</i> 2,9), ma l’angelo disse loro: «non temete» (v. 10). Torna tante volte nel Vangelo questo <i>non temete</i>:
sembra il ritornello di Dio in cerca dell’uomo. Perché l’uomo, dalle
origini, ancora a causa del peccato, ha paura di Dio: «ho avuto paura e
mi sono nascosto» (<i>Gen</i> 3,10), dice Adamo dopo il peccato.
Betlemme è il rimedio alla paura, perché nonostante i “no” dell’uomo, lì
Dio dice per sempre “sì”: per sempre sarà Dio-con-noi. E perché la sua
presenza non incuta timore, si fa tenero bambino. <i>Non temete</i>: non
viene detto a dei santi, ma a dei pastori, gente semplice che al tempo
non si distingueva certo per garbo e devozione. Il Figlio di Davide
nasce tra i pastori per dirci che mai più nessuno è solo; abbiamo un
Pastore che vince le nostre paure e ci ama tutti, senza eccezioni.<br />
I pastori di Betlemme ci dicono anche come andare incontro al
Signore. Essi vegliano nella notte: non dormono, ma fanno quello che
Gesù più volte chiederà: <i>vegliare</i> (cfr <i>Mt</i> 25,13; <i>Mc</i> 13,35; <i>Lc</i> 21,36). Restano vigili, attendono svegli nel buio; e Dio «li avvolse di luce» (<i>Lc</i> 2,9). Vale anche per noi. La nostra vita può essere un’<i>attesa</i>, che anche nelle notti dei problemi si affida al Signore e lo desidera; allora riceverà la sua luce. Oppure una <i>pretesa</i>, dove contano<i> </i>solo<i> </i>le<i> </i>
proprie forze e i propri mezzi; ma in questo caso il cuore rimane
chiuso alla luce di Dio. Il Signore ama essere atteso e non lo si può
attendere sul divano, dormendo. Infatti i pastori si muovono: «andarono
senza indugio», dice il testo (v. 16). Non stanno fermi come chi si
sente arrivato e non ha bisogno di nulla, ma vanno, lasciano il gregge
incustodito, rischiano per Dio. E dopo aver visto Gesù, pur non essendo
esperti nel parlare, vanno ad annunciarlo, tanto che «tutti quelli che
udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori» (v. 18).<br />
Attendere svegli, andare, rischiare, raccontare la bellezza: sono <i>gesti di amore</i>.
Il buon Pastore, che a Natale viene per dare la vita alle pecore, a
Pasqua rivolgerà a Pietro e, attraverso di lui a tutti noi, la domanda
finale: «Mi ami?» (<i>Gv</i> 21,15). Dalla risposta dipenderà il futuro
del gregge. Stanotte siamo chiamati a rispondere, a dirgli anche noi:
“Ti amo”. La risposta di ciascuno è essenziale per il gregge intero.<br />
<div style="background-color: transparent;">
«Andiamo dunque fino a Betlemme» (<i>Lc</i>
2,15): così dissero e fecero i pastori. Pure noi, Signore, vogliamo
venire a Betlemme. La strada, anche oggi, è in salita: va superata la
vetta dell’egoismo, non bisogna scivolare nei burroni della mondanità e
del consumismo. Voglio arrivare a Betlemme, Signore, perché è lì che mi
attendi. E accorgermi che Tu, deposto in una mangiatoia, sei <i style="background-color: transparent;">il pane della mia vita</i>.
Ho bisogno della fragranza tenera del tuo amore per essere, a mia
volta, pane spezzato per il mondo. Prendimi sulle tue spalle, buon
Pastore: da Te amato, potrò anch’io amare e prendere per mano i
fratelli. Allora sarà Natale, quando potrò dirti: “Signore, tu sai
tutto, tu sai che io ti amo” (cfr <i>Gv</i> 21,17).</div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1642449612389507723.post-13944240259391490832018-12-27T22:06:00.001-08:002018-12-27T22:06:26.877-08:00Carrón: «La sorpresa del Natale, vittoria contro le paure»<div class="_39k5 _5s6c">
<div class="_2cuy _3dgx _2vxa">
<span class="abstract">«L’iniziativa
audace che Dio ha preso con Maria ci raggiunge anche in questo Natale,
rinnovando l’annuncio di una novità radicale». L'articolo del Presidente
della Fraternità di CL sul "Corriere della Sera" del 23 dicembre</span></div>
<div class="text-media-group">
<div class="text-wrap" style="background-color: transparent;">
<header><span class="author">Julián Carrón</span><time class="date" datetime="2018-12-23T08:47:51Z" pubdate="">23.12.2018</time></header> </div>
<div class="text-wrap" style="background-color: transparent;">
Caro Direttore, <strong>l’insicurezza esistenziale</strong> con cui l’uomo di oggi si trova a fare i conti così spesso, lo <strong>fa precipitare nella paura</strong>.
Quante situazioni non può controllare con le sue forze! Era successo
già al tempo del profeta Isaia: nell’imminenza di una guerra, la casa di
Giuda cerca di assicurarsi l’alleanza di una potenza straniera, gli
Assiri. Davanti alla paura la tentazione è sempre quella: affidarsi al
potere, al più forte, perché ci liberi dallo stato di insicurezza in cui
ci si trova. Ma i conti non tornano e la paura non viene meno. A questo
punto, <strong>Dio prende l’iniziativa</strong> e si rivolge ad Acaz,
re di Giuda, attraverso il profeta Isaia, per indicargli che quella non è
l’unica strada, che ce n’è un’altra più sicura: affidarsi all’unico
«potere» in grado di andare fino alla radice della paura e di
sconfiggerla (cfr. Is 7,10-14). Quella via che noi giudicheremmo una
astrazione diventa la più realistica. Il popolo d’Israele lo ha
verificato una volta dopo l’altra nella sua storia.</div>
<div class="right">
<div class="media-wrap-right">
<a href="https://it.clonline.org/cm-files/img/2018/12/18/volantone2018-n-b.jpg" rel="prettyPhoto" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img alt="Elia e Giovanni Gagini, "Adorazione dei magi", 1457. Via degli Orefici, Genova, l'immagine del Volantone di Natale di CL" height="326" src="https://it.clonline.org/cm-files/img/2018/12/18/volantone2018-n-n.jpg" width="310" /></a><span class="media-alt">Elia e Giovanni Gagini, "Adorazione dei magi", 1457. Via degli Orefici, Genova, l'immagine del Volantone di Natale di CL</span></div>
</div>
</div>
<div class="text-media-group">
<div class="text-wrap">
Dio non proclama semplicemente di avere una passione per il destino dell’uomo: <strong>Egli interviene nella storia</strong>.
Lo fa prendendo iniziative che possono anche sconvolgere situazioni che
sembrerebbero già definite. Come nel caso di una giovane donna, Maria,
promessa sposa di un uomo della casa di Davide, Giuseppe (cfr. Lc
1,26-38). Potrebbe essere percepita come una interferenza indebita di
Dio, che fa saltare i piani di due promessi sposi: in realtà è
l’iniziativa che ogni uomo, consapevolmente o meno, attende, a
cominciare da Maria: «Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te!»
<strong>Chi non desidererebbe essere investito da questo sguardo pieno di tenerezza?</strong>
È come se, all’annuncio dell’Angelo, Dio le avesse detto: «Solo una
presenza può rispondere a tutta la paura del mondo e a tutta
l’insicurezza degli uomini; io faccio percepire prima di tutto a te,
faccio accadere in te questa presenza, la faccio vibrare dentro di te
perché possa arrivare a tutti! Concepirai e darai alla luce un figlio e
lo chiamerai Gesù». </div>
<div class="right">
<div class="media-wrap-right">
<mark class="media-right"><span class="separa"></span>Chi
non desidererebbe essere investito da questo sguardo pieno di
tenerezza? È come se, all’annuncio dell’Angelo, Dio le avesse detto:
«Solo una presenza può rispondere a tutta la paura del mondo»</mark></div>
</div>
</div>
<div class="media-wrap-center">
</div>
<div class="text-wrap">
Con questa iniziativa assolutamente unica, Dio assicura a lei e a tutti gli uomini che <strong>non saranno più soli, né vittime della paura,</strong>
che potranno sempre appoggiarsi a quella Presenza, in qualunque
situazione vengano a trovarsi; di fronte a qualunque sfida, potranno non
temere, perché potranno viverla nella compagnia con Lui: hanno trovato
grazia presso Dio.<br /><br /><strong>Ma questa iniziativa va accolta.</strong>
La risposta non è per nulla scontata. Nemmeno quella di Maria.
Nell’udire quelle parole si sarebbe potuta spaventare o essere talmente
sopraffatta da voler scappare. C’erano di mezzo la ragione e la libertà
di quella giovane donna. Maria si rende disponibile accettando
quell’annuncio imprevisto e imprevedibile: «Avvenga per me secondo la
tua parola».</div>
<div class="text-media-group">
<div class="text-wrap">
Il
momento più drammatico, tuttavia, deve ancora venire: è quando l’Angelo
si allontana da lei. Perché quell’allontanarsi di Dio? Il Mistero non
vuole imporsi prepotentemente, <strong>quasi si ritrae dalla scena per lasciare spazio alla sua libertà.</strong>
Perché non glielo risparmia, ci domandiamo a volte sconcertati? Perché
quell’annuncio non può essere subito passivamente, tantomeno imposto
dall’esterno. È solo nella libertà che può diventare suo. E come è
diventato suo? «Maria conservava tutte queste cose, meditandole nel suo
cuore». Da allora la Madonna ha dettato il metodo della vita, per
affrontare tutte le circostanze. Per questa via emerge un io nuovo: un
io con una autocoscienza nuova, non più schiacciato dalla paura, perché
tutto dominato da quella Presenza. È una possibilità a portata di mano
della libertà di Maria, così come <strong>è accessibile a ciascuno di
noi, che siamo raggiunti oggi – attraverso incontri concreti,
determinati – dall’annuncio del «Dio con noi»</strong>.</div>
<div class="right">
<div class="media-wrap-right">
<mark class="media-right"><span class="separa"></span>Il
Mistero non vuole imporsi prepotentemente, quasi si ritrae dalla scena
per lasciare spazio alla sua libertà. Perché non glielo risparmia, ci
domandiamo a volte sconcertati? </mark></div>
</div>
</div>
<div class="text-wrap">
L’intervento del Mistero nella nostra esistenza non sconfigge la paura come per magia, ma <strong>investe la vita della Sua presenza, provocando la nostra ragione e la nostra libertà a riconoscerla.</strong>
Solo chi la riconosce e vi si affida potrà verificare fino a che punto
questa paura è vinta dalla Sua presenza. «Beata colei che ha creduto
nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto» (Lc 1,45).</div>
<div class="text-media-group">
<div class="text-wrap" style="background-color: transparent;">
Dio
non ci risparmia la strada della verifica, come non l’ha risparmiata
alla Madonna. La vittoria sulla insicurezza esistenziale e sulla paura
avviene secondo un disegno che non è il nostro, ma avviene. L’iniziativa
audace che Dio ha preso con Maria ci raggiunge anche in questo Natale,
rinnovando l’annuncio di una novità radicale: <strong>«Il cristianesimo è
una presenza dentro la tua esistenza, una presenza che assicura un
cambiamento inimmaginabile, inimmaginabile»</strong> (don Giussani). Lo
abbiamo visto testimoniato nella storia: non c’è ostacolo che tenga
davanti alla Sua iniziativa: scetticismo, incapacità, malattia,
circostanze. </div>
<div class="right">
<div class="media-wrap-right">
<mark class="media-right"><span class="separa"></span>La vittoria sulla insicurezza esistenziale e sulla paura avviene secondo un disegno che non è il nostro, ma avviene</mark></div>
</div>
</div>
Se
accogliamo la sua Presenza, che ci raggiunge oggi attraverso un segno
umano, si introduce in noi quel cambiamento. Non siamo più soli davanti
agli imprevisti della vita. Come ha detto papa Francesco nei giorni
scorsi, «il Natale porta cambi di vita inaspettati: <strong style="background-color: transparent;">l’Altissimo è un piccolo bimbo. Chi se lo sarebbe aspettato? Natale è celebrare un Dio inedito, che ribalta le nostre logiche</strong> e le nostre attese, una sorpresa, non una cosa già vista» (Udienza generale, 19 dicembre 2018).<br /><br />Troverà anche oggi un cuore disponibile ad accoglierlo?</div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1642449612389507723.post-1909160989496143822018-07-09T23:09:00.002-07:002018-07-09T23:09:49.024-07:00Carron agl CLU - giugno 2018Ho elaborato il PDF in EPUB. A me va bene solo così. Ovviamente il testo è intatto.<br />
<a href="http://www.culturacristiana.it/epub/Carron-sintesi-centro-naz.-clu-090618.epub" target="_blank">Clicca qui</a>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1642449612389507723.post-10967520118839412832018-06-01T06:14:00.000-07:002018-06-01T06:14:01.975-07:00Massimo Borghesi spiega il pensiero di papa Francesco su gnosi e pelagianesimoIl filosofo Massimo Borghesi, autore di innumerevoli studi sulla
Chiesa contemporanea e su papa Francesco, il cui ultimo libro è dedicato
proprio a lui, ha rilasciato un'intervista alla rivista spagnola <em>Páginas Digital </em>che qui riprendiamo. In essa spiega come pelagianismo e gnosticismo stiano attaccando la Chiesa dal suo interno.<br />
<strong>Nella recente esortazione apostolica di Francesco, <em>Gaudete et Exsultate</em>,
c'è un intero capitolo dedicato alla spiegazione dei pericoli del
pelagianesimo e dello gnosticismo. Questa è una costante negli ultimi
interventi del Papa. Perché nel pensiero di Bergoglio queste due antiche
eresie sono associate alla mondanità?</strong><br />
Perché esprimono la secolarizzazione <em>dentro </em>la Chiesa, non
fuori di essa. Il pericolo per la fede, oggi, proviene, secondo il Papa,
non tanto e non semplicemente dalle ideologie mondane quanto dalla
mondanizzazione interna alla Chiesa medesima. Il "mondo" è dentro la
Chiesa e non semplicemente "fuori". In ciò Francesco riflette pienamente
la persuasione di Henri de Lubac, uno dei suoi grandi maestri ideali.
Scriveva de Lubac in <em>Meditation sur l'Église</em>: "Ma il pericolo
più grande per la Chiesa – per noi, che siamo Chiesa – la tentazione più
perfida, quella che sempre rinasce, insidiosamente, allorché tutte le
altre sono vinte, alimentata anzi da queste vittorie, è quella che Dom
Vonier chiamava 'mondanità spirituale'. Con questo noi intendiamo,
diceva, 'un atteggiamento che si presenta praticamente come un distacco
dall'altra mondanità, ma il cui ideale morale, nonché spirituale, non è
la gloria del Signore, ma l'uomo e la sua perfezione. Un atteggiamento
radicalmente antropocentrico; ecco la mondanità dello spirito'".
Pelagianesimo e gnosticismo sono l'espressione di questa mondanità
spirituale oggi. Il Papa ne parla ripetutamente. Nella <em>Evangelii gaudium</em>,
ai paragrafi 93-97, nel suo discorso alla Chiesa italiana del 10
novembre 2015, nel capitolo secondo della Esortazione apostolica<em> Gaudete et exsultate. </em>Essi vengono richiamati anche nella Lettera <em>Placuit Deo</em>, del 22 febbraio 2018, ad opera della Congregazione per la dottrina della fede.<br />
<strong>Perché gnosticismo e pelagianesimo costituiscono i due pericoli per il cristianesimo oggi?</strong><br />
Perché sono gli abiti mentali che impediscono la dimensione
missionaria della Chiesa, la consapevolezza, che essa dovrebbe avere, di
portare un dono di grazia di cui non ha merito, non è opera sua. Gnosi e
pelagianesimo favoriscono, al contrario, il clericalismo, una pretesa
di perfezione immanente dovuta al ragionamento o all'operare dell'uomo.
Gnosi e pelagianesimo si oppongono alla grazia, al primato della Grazia.
Francesco, che ha una sensibilità sociale fortissima, è, nella sua
radice spirituale, un mistico. L'agire del cristiano nel mondo si fonda
sull'incessante domanda, da parte dell'uomo, della Presenza di Dio.<br />
<strong>Cosa sostengono invece gnostici e pelagiani?</strong><br />
Portano avanti un progetto che, in nome di Dio, è radicalmente
antropocentrico. Dal punto di vista ignaziano cercano la propria gloria,
non quella divina. Nella <em>Evangelii gaudium </em>si afferma, al n.
94: "Questa mondanità può alimentarsi specialmente in due modi
profondamente connessi tra loro. Uno è il fascino dello gnosticismo, una
fede rinchiusa nel soggettivismo, dove interessa unicamente una
determinata esperienza o una serie di ragionamenti e conoscenze che si
ritiene possano confortare e illuminare, ma dove il soggetto in
definitiva rimane chiuso nell'immanenza della sua propria ragione o dei
suoi sentimenti. L'altro è il neopelagianesimo autoreferenziale e
prometeico di coloro che in definitiva fanno affidamento unicamente
sulle proprie forze e si sentono superiori agli altri perché osservano
determinate norme o perché sono irremovibilmente fedeli ad un certo
stile cattolico proprio del passato. È una presunta sicurezza dottrinale
o disciplinare che dà luogo ad un élitarismo narcisista e autoritario,
dove invece di evangelizzare si analizzano e si classificano gli altri, e
invece di facilitare l'accesso alla grazia si consumano le energie nel
controllare. In entrambi i casi, né Gesù Cristo né gli altri interessano
veramente. Sono manifestazioni di un immanentismo antropocentrico. Non è
possibile immaginare che da queste forme riduttive di cristianesimo
possa scaturire un autentico dinamismo evangelizzatore".<br />
<strong>Francesco afferma che lo gnosticismo è una delle ideologie
peggiori. Che importanza ha questa denuncia? Il Papa sta rispondendo a
tutto quel pensiero che attraversa la modernità e le sue "soluzioni
idealiste" di un Cristo senza storia, senza carne?</strong><br />
Uno dei quattro principi, che costituiscono l'architettura del
pensiero di Bergoglio, afferma: "La realtà è superiore all'idea". Questo
fa comprendere quanto il Papa sia distante dall'ideologia idealistica.
Per la gnosi, che costituisce l'essenza dell'idealismo, la fede
dipenderebbe, oggi, dalla custodia della "retta dottrina" da parte di
un'élite di ortodossi che vedono ovunque, nella Chiesa come nel mondo,
semi di corruzione e di disfacimento. Solo essi mantengono, nel mondo
perverso, la purezza della fede. Non si fa fatica a cogliere in questa
pretesa "elitaria" la reazione dei tradizionalisti nella Chiesa odierna.
Per questi zelanti, che non si mescolano con gli "impuri", tutta la
Chiesa, dal Concilio Vaticano II in avanti, è segnata da un cammino
inesorabile di decadenza. Solo essi rimangono, nell'ombra, a custodire
la luce che tornerà a brillare. In <em>Gaudete et exsultate</em> Francesco
afferma che "Concepiscono una mente senza incarnazione, incapace di
toccare la carne sofferente di Cristo negli altri, ingessata in
un'enciclopedia di astrazioni. Alla fine, disincarnando il mistero,
preferiscono "un Dio senza Cristo, un Cristo senza Chiesa, una Chiesa
senza popolo" (n. 37). Nella <em>Evangelii gaudium</em> il Papa scrive
che "In questo contesto, si alimenta la vanagloria di coloro che si
accontentano di avere qualche potere e preferiscono essere generali di
eserciti sconfitti piuttosto che semplici soldati di uno squadrone che
continua a combattere. Quante volte sogniamo piani apostolici
espansionisti, meticolosi e ben disegnati, tipici dei generali
sconfitti! Così neghiamo la nostra storia di Chiesa, che è gloriosa in
quanto storia di sacrifici, di speranza, di lotta quotidiana, di vita
consumata nel servizio, di costanza nel lavoro faticoso, perché ogni
lavoro è "sudore della nostra fronte".<br />
<strong>Questa corrente di pensiero che conseguenze porta?</strong><br />
Lo dice il papa: "Ci intratteniamo vanitosi parlando a proposito di
"quello che si dovrebbe fare" – il peccato del 'si dovrebbe fare' – come
maestri spirituali ed esperti di pastorale che danno istruzioni
rimanendo all'esterno. Coltiviamo la nostra immaginazione senza limiti e
perdiamo il contatto con la realtà sofferta del nostro popolo fedele.
Chi è caduto in questa mondanità guarda dall'alto e da lontano, rifiuta
la profezia dei fratelli, squalifica chi gli pone domande, fa risaltare
continuamente gli errori degli altri ed è ossessionato dall'apparenza.
Ha ripiegato il riferimento del cuore all'orizzonte chiuso della sua
immanenza e dei suoi interessi e, come conseguenza di ciò, non impara
dai propri peccati né è autenticamente aperto al perdono. È una tremenda
corruzione con apparenza di bene. Bisogna evitarla mettendo la Chiesa
in movimento di uscita da sé, di missione centrata in Gesù Cristo, di
impegno verso i poveri. Dio ci liberi da una Chiesa mondana sotto
drappeggi spirituali o pastorali! Questa mondanità asfissiante si sana
assaporando l'aria pura dello Spirito Santo, che ci libera dal rimanere
centrati in noi stessi, nascosti in un'apparenza religiosa vuota di Dio.
Non lasciamoci rubare il Vangelo!" (n. 96-97).<br />
<strong>Il Papa segnala che il pelagianesimo e il semipelagianesimo
sono ancora presenti nella Chiesa: si parla di grazia, ma si pensa che
tutti possano fare tutto. Qual è la traiettoria personale e
intellettuale che porta il Papa a dare questo giudizio sul valore della
grazia non rispettato?</strong><br />
Se la gnosi qualifica, oggi, la destra cattolica il pelagianesimo è
un'eredità della sinistra. Un'eredità che oggi caratterizza la mentalità
di tanti conservatori. Essa deriva dall'idea, corretta, che l'agire del
cristiano porti un contributo di novità nel mondo. Un agire, certo,
illuminato e guidato dalla Grazia. Epperò nei pelagiani la Grazia
diviene un "presupposto", non una domanda. Essi partono dal presupposto
che la fede garantisca esiti migliori, perfetti, sicuri, e, a partire da
ciò, ne traggono un giudizio di condanna senza appello verso il mondo
esterno. Dimenticano che ciò che sono e ciò che hanno non è loro
"proprietà" ma un dono che ogni giorno deve essere domandato. Una
fortuna di cui essere grati e non presuntuosi. Nel criticare questa
pretesa, che si sposa con la posizione gnostica nel suo elitarismo
critico verso la massa, Francesco si incontra pienamente con
sant'Agostino. In <em>Gaudete et exsultate</em> scrive che "Quelli che
rispondono a questa mentalità pelagiana o semipelagiana, benché parlino
della grazia di Dio con discorsi edulcorati, in definitiva fanno
affidamento unicamente sulle proprie forze e si sentono superiori agli
altri perché osservano determinate norme o perché sono irremovibilmente
fedeli ad un certo stile cattolico. Quando alcuni di loro si rivolgono
ai deboli dicendo che con la grazia di Dio tutto è possibile, in fondo
sono soliti trasmettere l'idea che tutto si può fare con la volontà
umana, come se essa fosse qualcosa di puro, perfetto, onnipotente, a cui
si aggiunge la grazia. Si pretende di ignorare che 'non tutti possono
tutto' e che in questa vita le fragilità umane non sono guarite
completamente e una volta per tutte dalla grazia. In qualsiasi caso,
come insegnava sant'Agostino, Dio ti invita a fare quello che puoi e 'a
chiedere quello che non puoi'; o a dire umilmente al Signore: 'Dammi
quello che comandi e comandami quello che vuoi'. In ultima analisi, la
mancanza di un riconoscimento sincero, sofferto e orante dei nostri
limiti è ciò che impedisce alla grazia di agire meglio in noi, poiché
non le lascia spazio per provocare quel bene possibile che si integra in
un cammino sincero e reale di crescita. La grazia, proprio perché
suppone la nostra natura, non ci rende di colpo superuomini. Pretenderlo
sarebbe confidare troppo in noi stessi. In questo caso, dietro
l'ortodossia, i nostri atteggiamenti possono non corrispondere a quello
che affermiamo sulla necessità della grazia, e nei fatti finiamo per
fidarci poco di essa. Infatti, se non riconosciamo la nostra realtà
concreta e limitata, neppure potremo vedere i passi reali e possibili
che il Signore ci chiede in ogni momento, dopo averci attratti e resi
idonei col suo dono. La grazia agisce storicamente e, ordinariamente, ci
prende e ci trasforma in modo progressivo. Perciò, se rifiutiamo questa
modalità storica e progressiva, di fatto possiamo arrivare a negarla e
bloccarla, anche se con le nostre parole la esaltiamo".<br />
<strong>Francesco cita il II Sinodo di Orange: tutto quel che può
cooperare con la grazia è precedentemente dono della grazia, come se
volesse sottolineare che anche la natura e la libertà sono grazia. Che
valore ha un'affermazione del genere nel nostro contesto culturale ed
ecclesiale?</strong><br />
Mi ha molto colpito la ripresa, da parte di Francesco, dei canoni del
Concilio di Orange del 529 d.C. Era stata la rivista internazionale <em>30 Giorni</em>,
che, tra il febbraio 2008 e il settembre 2009, aveva pubblicato i
canoni del Concilio. Bergoglio era allora un attento lettore di <em>30 Giorni</em>. Quello che è certo è che<em> Gaudete et exsultat</em>e
mostra, in modo inequivocabile, l'anima "agostiniana" del Papa riguardo
alla concezione della Grazia. Il "primear" della Grazia si chiarisce
come un punto fondamentale del suo magistero. I suoi avversari che lo
hanno accusato di essere un pelagiano, un gesuita molinista, un
modernista che teorizza il primato della prassi, documentano, oltre che
alla malafede, anche una profonda dose di ignoranza. Dio ci anticipa
sempre: questo è l'insegnamento del Papa. Il "Dio sempre più grande" ci
interpella ogni giorno, provoca i nostri sistemi, ideologie, chiusure.
Apre i cuori di carne. Per questo non siamo giustificati dalle nostre
opere. Come è detto in <em>Gaudete et exsultate</em>: "Il secondo Sinodo
di Orange ha insegnato con ferma autorità che nessun essere umano può
esigere, meritare o comprare il dono della grazia divina, e che tutto
ciò che può cooperare con essa è previamente dono della medesima grazia:
'Persino il desiderare di essere puri si attua in noi per infusione e
operazione su di noi dello Spirito Santo'. Successivamente il Concilio
di Trento, anche quando sottolineò l'importanza della nostra
cooperazione per la crescita spirituale, riaffermò quell'insegnamento
dogmatico: 'Si afferma che siamo giustificati gratuitamente, perché
nulla di quanto precede la giustificazione, sia la fede, siano le opere,
merita la grazia stessa della giustificazione; perché se è grazia,
allora non è per le opere; altrimenti la grazia non sarebbe più grazia (<em>Rm</em> 11,6)'".<br />
<strong>Dove si situa la possibilità, per la fede, di superare la tentazione gnostica e quella pelagiana?</strong><br />
Le rispondo con le parole che papa Francesco mi ha rilasciato in una intervista e che ho riportato nel mio volume <em>Jorge Mario Bergoglio, una biografia intellettuale</em>:
"Per me nell'Incarnazione c'è la debolezza e la concretezza del
cattolico. Nell'Incarnazione si risolve il pelagianesimo e lo
gnosticismo. Ambedue le eresie negano la debolezza di Dio o la forza di
Dio. […] Certamente mi è sempre piaciuto andare all'Incarnazione per
vedere la forza di Dio contro la forza, tra virgolette, pelagiana e la
debolezza di Dio contro la 'forza' gnostica. Nell'Incarnazione si ha il
giusto rapporto. Se noi leggiamo, per es., le Beatitudini o Mt 25, che è
il protocollo con il quale saremo giudicati, troveremo questo: nella
debolezza dell'Incarnazione si risolvono i problemi umani, le eresie.
Qual è il punto più grande in cui si manifesta questa debolezza
dell'Incarnazione? Efeso. Credo che Efeso sia la chiave per capire il
mistero più grande dell'Incarnazione. Quando il popolo grida ai vescovi,
all'entrata della cattedrale: 'Santa Madre di Dio!'. E' il momento in
cui la Chiesa proclama Maria madre di Dio. Cosa vuol dire questo? C'è la
debolezza e la fortezza nell'Incarnazione". Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1642449612389507723.post-48799085592088123552017-08-02T08:35:00.002-07:002017-08-02T08:35:42.144-07:00Messaggio, 2 agosto 2017 <pre wrap="">"Cari figli, per volontà del Padre Celeste, come Madre di Colui che vi ama, sono qui con voi per aiutarvi a conoscerlo, a seguirlo. Mio Figlio vi ha lasciato le impronte dei suoi passi, perché vi fosse più facile seguirlo. Non temete, non siate insicuri. Io sono con voi! Non fatevi scoraggiare, perché sono necessari molta preghiera e sacrificio per quelli che non pregano, non amano e non conoscono mio Figlio. Aiutateli vedendo in loro dei vostri fratelli. Apostoli del mio amore, prestate ascolto alla mia voce in voi, sentite il mio materno amore. Perciò pregate: pregate operando, pregate donando. Pregate con amore, pregate con le opere e con i pensieri, nel nome di mio Figlio. Quanto più amore darete, tanto più ne riceverete. L'amore scaturito dall'Amore illumina il mondo. La redenzione è amore, e l'amore non ha fine. Quando mio Figlio verrà di nuovo sulla terra, cercherà l'amore nei vostri cuori. Figli miei, lui ha fatto per voi molte opere d'amore. Io vi insegno a vederle, a comprenderle e a rendergli grazie amandolo e perdonando sempre di nuovo il prossimo. Perché amare mio Figlio vuol dire perdonare. Non si ama mio Figlio, se non si riesce a perdonare il prossimo, se non si riesce a cercare di capire il prossimo, se lo si giudica. Figli miei, a cosa vi serve la preghiera, se non amate e non perdonate? Vi ringrazio!"</pre>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1642449612389507723.post-71191976958694658172017-07-26T04:41:00.000-07:002017-07-26T04:41:12.905-07:00Messaggio, 25. luglio 2017<pre wrap="">"Cari figli! Siate preghiera e riflesso dell'amore di Dio per tutti coloro che sono lontani da Dio e dai comandamenti di Dio. Figlioli, siate fedeli e decisi nella conversione e lavorate su voi stessi affinché la santità della vita sia per voi veritiera. Esortatevi al bene attraverso la preghiera affinché la vostra vita sulla terra sia più piacevole. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.”</pre>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1642449612389507723.post-21741800601163520512017-07-02T07:17:00.001-07:002017-07-02T07:17:15.718-07:00Messaggio del 2 luglio 2017 <pre wrap="">"Cari figli, grazie perché rispondete alle mie chiamate e perché vi radunate qui attorno a me, la vostra Madre Celeste. So che pensate a me con amore e speranza. Anch'io provo amore verso tutti voi, come ne prova anche il mio dilettissimo Figlio che, nel suo amore misericordioso, mi invia a voi sempre di nuovo. Lui, che era uomo, che era ed è Dio, uno e trino; lui, che ha sofferto a causa vostra sia nel corpo che nell'anima. Lui che si è fatto Pane per nutrire le vostre anime e così le salva. Figli miei, vi insegno come essere degni del suo amore, a rivolgere i vostri pensieri a lui, a vivere mio Figlio. Apostoli del mio amore, vi circondo col mio manto perché, come Madre, desidero proteggervi. Vi prego: pregate per il mondo intero. Il mio Cuore soffre. I peccati si moltiplicano, sono troppo numerosi. Ma con l'aiuto di voi - che siete umili, modesti, ricolmi d'amore, nascosti e santi - il mio Cuore trionferà. Amate mio Figlio al di sopra di tutto ed il mondo intero per mezzo di lui. Non dovete mai dimenticare che ogni vostro fratello porta in sé qualcosa di prezioso: l'anima. Perciò, figli miei, amate tutti coloro che non conoscono mio Figlio affinché, per mezzo della preghiera e dell'amore che viene dalla preghiera, diventino migliori; affinché la bontà possa trionfare in loro, affinché le loro anime si salvino ed abbiano la vita eterna. Apostoli miei, figli miei, mio Figlio vi ha detto di amarvi gli uni gli altri. Ciò sia scritto nei vostri cuori e, con la preghiera, cercate di vivere questo amore. Vi ringrazio!"</pre>
<br />Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1642449612389507723.post-46403825500787889102017-05-25T22:42:00.002-07:002017-05-25T22:42:15.631-07:00Messaggio 25 maggio 2017<pre wrap="">"Cari figli! L’Altissimo mi ha permesso di invitarvi di nuovo alla conversione. Figlioli, aprite i vostri cuori alla grazia alla quale tutti siete chiamati. Siate testimoni della pace e dell’amore in questo mondo inquieto. La vostra vita qui sulla terra è passeggera. Pregate affinché attraverso la preghiera aneliate al cielo e alle cose celesti ed i vostri cuori vedranno tutto in modo diverso. Non siete soli, Io sono con voi e intercedo per voi presso mio Figlio Gesù. ImageGrazie per aver risposto alla mia chiamata”</pre>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1642449612389507723.post-30269418301338627992017-05-18T01:14:00.000-07:002017-05-18T01:14:06.339-07:00Medjugorje, prime indiscrezioniSi veda qui: <a href="http://www.lastampa.it/2017/05/16/vaticaninsider/ita/vaticano/medjugorje-ecco-le-conclusioni-della-relazione-ruini-lt73Aw7zVMvKQWPzzWgVDL/pagina.html" target="_blank">http://www.lastampa.it/2017/05/16/vaticaninsider/ita/vaticano/medjugorje-ecco-le-conclusioni-della-relazione-ruini-lt73Aw7zVMvKQWPzzWgVDL/pagina.html</a>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1642449612389507723.post-44935774568286556472017-04-02T08:44:00.003-07:002017-04-02T08:44:41.089-07:00Messaggio 02 Aprile 2017"Cari figli, apostoli del mio amore sta a voi diffondere l’amore di mio Figlio a tutti coloro che non l’hanno conosciuto; voi, piccole luci del mondo a cui io con amore materno insegno a brillare con pieno splendore. La preghiera vi aiuterà perché la preghiera vi salva, la preghiera salva il mondo, perciò figli miei pregate con le parole, i sentimenti, l’amore misericordioso e il sacrificio. Mio Figlio vi ha mostrato la strada, lui che si è incarnato e ha fatto di me il primo calice, lui che con il suo altissimo sacrificio vi ha mostrato come bisogna amare. Perciò, figli miei non abbiate paura di dire la verità, non abbiate paura di cambiare voi stessi e il mondo diffondendo l’amore e facendo in modo che si conosca e si ami mio figlio, amando gli altri in lui. Io come madre sono sempre con voi, prego mio figlio che vi aiuti affinché nella vostra vita regni l’amore, l’amore che vive, l’amore che attira, l’amore che dà vita. Questo è l’amore che io vi insegno, l’amore puro, sta a voi, apostoli miei, riconoscerlo, viverlo e diffonderlo. Pregate con i sentimenti per i vostri pastori perché con amore possano testimoniare mio Figlio. Vi ringrazio!"Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1642449612389507723.post-40005573082144522532017-03-26T02:04:00.003-07:002017-03-26T02:04:45.703-07:00Messaggio del 25 marzo 2017<pre wrap="">"Cari figli! In questo tempo di grazia vi invito tutti ad aprire i vostri cuori alla misericordia di Dio affinché attraverso la preghiera, la penitenza e la decisione per la santità iniziate una vita nuova. Questo tempo primaverile vi esorta, nei vostri pensieri e nei vostri cuori, alla vita nuova, al rinnovamento. Perciò, figlioli, io sono con voi per aiutarvi affinché nella determinazione diciate SÌ a Dio e ai comandamenti di Dio. Non siete soli, io sono con voi per mezzo della grazia che l'Altissimo mi dona per voi e per i vostri discendenti. Grazie per aver risposto alla mia chiamata."</pre>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1642449612389507723.post-29057364208970085242017-03-18T11:52:00.004-07:002017-03-18T11:52:52.011-07:00L’apparizione annuale a Mirjana Dragicevic-Soldo 18 marzo 2017<pre wrap="">La veggente Mirjana Dragicevic-Soldo ha avuto apparizioni giornaliere dal 24 giugno 1981 fino al 25 dicembre 1982. In occasione della sua ultima apparizione quotidiana, rivelandole il decimo segreto, la Vergine le rivelò che avrebbe avuto apparizioni annuali il 18 marzo e così è stato in tutti questi anni. Più di mille pellegrini si sono riuniti per la preghiera del rosario. L’apparizione è iniziata alle 13:44 ed è durata fino alle 13:48.
"Cari figli! Il mio desiderio materno è che i vostri cuori siano riempiti di pace e che le vostre anime sino pure affinché alla presenza di mio Figlio possiate vedere il Suo volto. Perché, figli miei, come madre so che avete sete di consolazione, speranza e protezione. Figli miei, voi, coscientemente ed incoscientemente cercate mio Figlio. Anch' io mentre trascorrevo il tempo terreno gioivo, soffrivo e con pazienza sopportavo i dolori finché il mio Figlio nella sua gloria li ha eliminati. Perciò dico a mio Figlio: Aiutali sempre! Voi ,figli miei, con amore veritiero illuminate le tenebre dell'egoismo che avvolgono sempre di più i miei figli. Siate generosi. Le vostre mani e il vostro cuore siano sempre aperti. Non temete. Abbandonatevi a mio Figlio con fiducia e speranza. Guardando verso di Lui vivete la vita con amore. Amare significa donarsi, sopportare e mai giudicare. Amare significa vivere le parole di mio Figlio. Figli miei, come madre vi dico: soltanto l'amore veritiero guida alla felicità eterna. Vi ringrazio."</pre>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1642449612389507723.post-60664468431725148132017-02-26T05:15:00.002-08:002017-02-26T05:15:36.196-08:00Messaggio del 25 febbraio 2017<pre wrap="">"Cari figli! Oggi vi invito a vivere profondamente la vostra fede e a pregare l'Altissimo affinché la rafforzi, cosicché i venti e le tempeste non possano spezzarla. Le radici della vostra fede siano la preghiera e la speranza nella vita eterna. Già adesso, figlioli, lavorate su voi stessi, in questo tempo di grazia nel quale Dio vi dona la grazia affinché attraverso la rinuncia e la chiamata alla conversione siate uomini dalla fede e dalla speranza limpide e perseveranti. Grazie per aver risposto alla mia chiamata."</pre>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1642449612389507723.post-34502176479523056842017-01-25T12:07:00.001-08:002017-01-25T12:07:13.706-08:00Messaggio del 25 gennaio 2017<pre wrap="">"Cari figli! Oggi vi invito a pregare per la pace. Pace nei cuori umani, pace nelle famiglie e pace nel mondo. Satana è forte e vuole farvi rivoltare tutti contro Dio, riportarvi su tutto ciò che è umano e distruggere nei cuori tutti i sentimenti verso Dio e le cose di Dio. Voi, figlioli, pregate e lottate contro il materialismo, il modernismo e l'egoismo che il mondo vi offre. Figlioli, decidetevi per la santità ed io, con mio Figlio Gesù, intercedo per voi. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.”</pre>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1642449612389507723.post-30717454683719833932016-11-27T11:39:00.001-08:002016-11-27T11:39:09.181-08:00Messaggio del 25 novembre 2016<pre wrap="">"Cari figli! Anche oggi vi invito a ritornare alla preghiera. In questo tempo di grazia, Dio mi ha permesso di guidarvi verso la santità e verso una vita semplice, affinché nelle piccole cose possiate scoprire Dio Creatore, innamorarvi di Lui e affinché la vostra vita sia un ringraziamento all’Altissimo per tutto quello che Lui vi dona. Figlioli, la vostra vita sia un dono per gli altri nell’amore e Dio vi benedirà. E voi, testimoniate senza interesse, per amore verso Dio. Io sono con voi e intercedo davanti a mio Figlio per tutti voi. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.”</pre>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1642449612389507723.post-13195700930044336862016-10-25T11:51:00.003-07:002016-10-25T11:51:10.823-07:00Messaggio, 25. ottobre 2016<pre wrap="">"Cari figli! Oggi vi invito: pregate per la pace! Abbandonate l'egoismo e vivete i messaggi che vi do. Senza di essi non potete cambiare la vostra vita. Vivendo la preghiera avrete la pace. Vivendo nella pace sentirete il bisogno di testimoniare, perché scoprirete Dio che adesso sentite lontano. Perciò, figlioli, pregate, pregate, pregate e permettete a Dio di entrare nei vostri cuori. Ritornate al digiuno e alla confessione, affinché possiate vincere il male in voi e attorno a voi. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.”</pre>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1642449612389507723.post-64405534714309318092016-10-07T10:32:00.000-07:002016-10-07T10:32:17.523-07:00Messaggio, 02. ottobre 2016<pre wrap="">"Cari figli, lo Spirito Santo, mandato dal Padre Celeste, mi ha reso Madre: Madre di Gesù e, per ciò stesso, anche vostra Madre. Perciò vengo per ascoltarvi, per spalancare a voi le mie braccia materne, per darvi il mio Cuore e invitarvi a restare con me, poiché dall'alto della croce mio Figlio vi ha affidato a me. Purtroppo molti miei figli non hanno conosciuto l'amore di mio Figlio, molti non vogliono conoscere lui. Oh figli miei, quanto male fanno coloro che devono vedere o comprendere per credere! Perciò voi, figli miei, apostoli miei, nel silenzio del vostro cuore ascoltate la voce di mio Figlio, affinché il vostro cuore sia sua dimora, e non sia tenebroso e triste, ma illuminato dalla luce di mio Figlio. Cercate la speranza con fede, poiché la fede è la vita dell'anima. Vi invito di nuovo: pregate! Pregate per vivere la fede in umiltà, nella pace dello spirito e rischiarati dalla luce. Figli miei, non cercate di capire tutto subito, perché anch'io non ho compreso subito tutto, ma ho amato e creduto nelle parole divine che mio Figlio diceva, lui che è stato la prima luce e l'inizio della Redenzione. Apostoli del mio amore, voi che pregate, vi sacrificate, amate e non giudicate: voi andate e diffondete la verità, le parole di mio Figlio, il Vangelo. Voi, infatti, siete un vangelo vivente, voi siete raggi della luce di mio Figlio. Mio Figlio ed io saremo accanto a voi, vi incoraggeremo e vi metteremo alla prova. Figli miei, chiedete sempre la benedizione di coloro, e soltanto di quelli, le cui mani mio Figlio ha benedetto, ossia dei vostri Pastori. Vi ringrazio!"</pre>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1642449612389507723.post-40722308755238695632016-07-02T10:43:00.003-07:002016-07-02T10:43:55.862-07:00Messaggio del 2 luglio 2016<pre wrap="">“Cari figli, la mia presenza reale e vivente in mezzo a voi deve rendervi felici, perché questo è il grande amore di mio Figlio. Egli mi manda in mezzo a voi affinché, con materno amore, io vi dia sicurezza; affinché comprendiate che dolore e gioia, sofferenza e amore fanno sì che la vostra anima viva intensamente; affinché vi inviti nuovamente a celebrare il Cuore di Gesù, il cuore della fede: l’Eucaristia. Mio Figlio, di giorno in giorno, nei secoli ritorna vivente in mezzo a voi: ritorna a voi, anche se non vi ha mai abbandonato. Quando uno di voi, miei figli, ritorna a lui, il mio Cuore materno sussulta di felicità. Perciò, figli miei, ritornate all’Eucaristia, a mio Figlio. La strada verso mio Figlio è difficile e piena di rinunce ma, alla fine, c’è sempre la luce. Io capisco i vostri dolori e le vostre sofferenze e, con materno amore, asciugo le vostre lacrime. Confidate in mio Figlio, poiché Egli farà per voi quello che non sapreste nemmeno chiedere. Voi, figli miei, voi dovete preoccuparvi soltanto per la vostra anima, perché essa è l’unica cosa che vi appartiene sulla terra. Sudicia o pura, la porterete davanti al Padre Celeste. Ricordate: la fede nell’amore di mio Figlio viene sempre ricompensata. Vi chiedo di pregare in modo particolare per coloro che mio Figlio ha chiamato a vivere secondo lui e ad amare il loro gregge. Vi ringrazio”.
</pre>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1642449612389507723.post-3254214861094769762016-06-26T04:03:00.003-07:002016-06-26T04:03:51.292-07:00Messaggio, 25. giugno 2016<pre wrap="">"Cari figli! Ringraziate Dio con me per il dono che Io sono con voi. Pregate, figlioli, e vivete i comandamenti di Dio perché siate felici sulla terra. Oggi, in questo giorno di grazia desidero darvi la mia benedizione materna di pace e del mio amore. Intercedo per voi presso mio Figlio e vi invito a perseverare nella preghiera perché con voi possa realizzare i miei piani. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.”</pre>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1642449612389507723.post-22774412957446790322016-05-07T11:34:00.004-07:002016-05-07T11:34:58.644-07:00Misericordia e Confessione<h4>
da Tracce di aprile 2016 </h4>
<h2>
Un momento stupendo</h2>
di Alessandra Stoppa<br />
<div class="blocco_pag">
ANNO SANTO - CONFESSIONE<br />
<em>È uno dei mille Missionari della Misericordia voluti dal Papa
per il Giubileo. Fra’ EMILIANO ANTENUCCI, giovane cappuccino, spiega
cosa è - e cosa non è - il sacramento della Confessione. E perché,
quando sei faccia a faccia con Lui...</em><br />
<br />
«Perché la Chiesa, in questo cambiamento epocale, è chiamata ad
offrire più fortemente i segni della presenza e della vicinanza di Dio».
Così papa Francesco, nella Pasqua dell’anno scorso, aveva spiegato la
ragione di un Anno Santo dedicato alla Misericordia. Poi, nella Bolla
d’indizione, aveva annunciato: «Ho l’intenzione di inviare i Missionari
della Misericordia. Saranno un segno della sollecitudine materna della
Chiesa per il popolo di Dio, perché entri in profondità nella ricchezza
di questo mistero così fondamentale per la fede».<br />
Fra’ Emiliano Antenucci è uno degli oltre mille Missionari voluti
dal Papa. Frate cappuccino, ordinato sacerdote nel 2011 a Manoppello, in
quel santuario del Volto Santo dove era stato assegnato per l’estate
come guida dei pellegrini. Trentasei anni, vulcanico, è nato a Vasto ma
la sua vocazione lo ha portato ad Assisi, a Foligno, all’Aquila (prima e
dopo il terremoto), a Penne e ora a Chieti, nel convento di Mater
Domini.<br />
Per un anno intero ha vissuto in eremi e monasteri sparsi in tutta
Italia, per fare delle ricerche sul silenzio. Così ha fondato il Corso
del Silenzio, che oggi accompagna tanti giovani in Italia, in Ecuador,
in Messico e in altri Paesi dove sta iniziando. «Cosa c’entrerà un frate
con il silenzio?», ride lui: «È che il silenzio è il più grande
maestro. Quando parlo con i giovani sento molta infelicità. Questo
significa che non si riesce ad ascoltare bene ciò che Dio vuole dirci».
San Bonaventura diceva che i frati sono «operai della seconda barca». Si
riferiva proprio al loro compito di predicare e confessare, sostenere
la vita spirituale anche dei parroci. «E richiamava al fatto di non
perdersi nell’amministrare, organizzare, tenere in piedi le strutture»,
dice fra Emiliano: «La cosa più importante è curare le anime».<br />
<strong><br />
Che cosa vi ha chiesto il Papa, inviandovi?</strong><br />
Innanzitutto, di essere «il segno vivo dell’amore del Padre». Ma
questo vale per tutti i sacerdoti, tutti sono Missionari della
Misericordia. Anzi, lo sono tutti i cristiani, chiamati a portare quello
che è “il secondo nome dell’amore”. Questo è la misericordia. Io penso
ad un’immagine precisa: al grido del cuore di Cristo sulla croce. La
misericordia è un atteggiamento del cuore, verso se stessi e verso
tutti. Tutti. Ma possiamo essere misericordiosi solo perché Dio ha
misericordia di noi.<br />
<br />
<strong>Il vostro compito è di «celebrare il Sacramento della
Riconciliazione per il popolo, perché il tempo di grazia donato
nell’Anno Santo permetta a tanti figli lontani di ritrovare il cammino
verso la casa paterna». Ma anche di essere «annunciatori della gioia del
perdono».</strong><br />
Sì, siamo chiamati a confessare, con la possibilità di assolvere
alcuni dei peccati riservati alla Santa Sede: la profanazione delle
specie eucaristiche, la violenza fisica contro il Pontefice, la
violazione del sigillo sacramentale da parte del confessore e la
complicità nel peccato contro il sesto comandamento. Mentre
l’assoluzione dell’aborto, per questo Anno Santo, è concessa a tutti i
sacerdoti. Oltre alla confessione, noi Missionari siamo chiamati anche a
fare delle catechesi, a predicare la misericordia attraverso le
“missioni al popolo” organizzate dalle Diocesi. Io mi sento
particolarmente aiutato in questo compito, perché noi cappuccini
possiamo guardare ai nostri santi “specializzati”, da san Leopoldo
Mandic a san Padre Pio.<br />
<br />
<strong>Cosa le insegnano?</strong><br />
Per prima cosa che confessarsi non è fare la <em>black list</em>.
Non è neppure uno scontrino per potersi accostare all’Eucarestia. Ma è
un cammino di conversione. Io preferisco chiamarla riconciliazione:
ancor più che penitenza o confessione, è il nome che richiama il
carattere fondamentale di questo Sacramento, che non consiste solo
nell’accusa dei peccati, ma nell’aumento della Grazia. La confessione è
il luogo dove si riceve la Grazia. Il Papa dice, infatti, che già solo
il fatto di andare a confessarsi è una grazia. Si chiama: grazia del
riconoscimento.<br />
<br />
<strong>E «la vergogna stessa è una grazia», dice Francesco.</strong><br />
Com’è vero. Il velo della vergogna si trasforma in lacrime di
pentimento e di gioia. Dobbiamo riconoscere di essere peccatori, per
conoscere la misericordia. Ma questo non vuol dire che Gesù si sia
incarnato per il peccato: Gesù si è incarnato perché ci vuole bene. È
molto importante. Credo che con una certa catechesi del peccato abbiamo
mortificato tanta gente, abbiamo creato una sorta di “ascetica della
tristezza”. Invece, in principio era la gioia, la luce, la Grazia. Non
il peccato e le tenebre.<br />
<br />
<strong>Nell’Udienza con CL, un anno fa, Francesco ha detto: «Il
luogo privilegiato dell’incontro è la carezza della misericordia di Gesù
Cristo verso il mio peccato».</strong><br />
Sì! E questo ci chiede una risposta libera. Pensiamo a quello che
disse Léon Bloy, scrittore francese: «Una santa può cadere nel fango e
una prostituta può salire alla luce». Questa è l’esperienza che facciamo
tutti noi, davanti al dono della misericordia. La parabola del Figliol
prodigo non ha un <em>happy end</em>, perché è lasciata a noi la scelta:
continuare un cammino di santità o di tenebre. È una questione di
libertà. Non si sa come finisce la storia, non si sa dove va il figlio
maggiore o cosa fa il figlio minore. Tocca a noi il finale. «E l’angelo
partì da Lei»: come è stato per la Vergine Maria dopo l’Annuncio. Il
Signore ci dà la Grazia, i doni, ci fa vedere il bene e il male: «Io ti
ho posto sul Monte», poi scegli tu. E questo ci permette anche di
ricordare che la confessione non è una seduta di psicoanalisi: il
sacerdote ti dà la Grazia di Dio, lo psicanalista no.<br />
<br />
<strong>Cosa aiuta a vivere la confessione con coscienza?</strong><br />
A me aiutano molto i tre passaggi che formulò il cardinale Carlo Maria Martini: la <em>confessio laudis</em>, la <em>confessio vitae</em>, la <em>confessio fidei</em>. Innanzitutto, la <em>confessio laudis</em>:
prima di confessarmi, devo ringraziare il Signore per tutti i doni che
ho ricevuto. Di avere la vita, la vocazione, la casa - tanti non ce
l’hanno -, la salute, lo studio o il lavoro, gli amici... Di tutto.
Tutto è dono. Quindi: avere questo cuore grato. Del resto, il peccato
fondamentale è proprio essere «smemorati». Essere smemorati dell’amore
di Dio. Il peccato non è trasgredire una legge, ma tradire l’Amato e
l’amore che mi vuole bene. Poi, c’è la <em>confessio vitae</em>. L’atto
di confessare ad un sacerdote - che è un uomo come me, peccatore e
fragile come me - tutte le mie contraddizioni, la mia miseria: <em>miseria mia, misericordia Tua</em>,
diceva sant’Agostino. Quello che mi colpisce è che spesso noi
confessiamo peccati già confessati. Non intendo quelli in cui ricadiamo
sempre, ma quelli commessi e già perdonati, che però ritiriamo fuori.
Questo è perché non ci perdoniamo noi. Il dramma è interiore. Ma
soprattutto non abbiamo creduto al perdono di Dio. Ma questo perdono non
è un sentimento!<br />
<br />
<strong>Può spiegare meglio?</strong><br />
Per Dio perdonare è dimenticare: tu per lui quella cosa non l’hai
mai fatta. Ma, per noi, questa misericordia è uno scandalo.<br />
<br />
<strong>La <em>confessio fidei</em> riguarda questo?</strong><br />
Sì, essere certo per fede che la misericordia di Dio è più grande
della mia miseria. Io non so se domani sorgerà il sole, ma so che la
misericordia sorgerà prima del sole. Il punto è crescere in questa
certezza: Dio ci copre con il suo manto infinito di misericordia, più
grande di tutte le nostre miserie, che Lui ha gettato nel fondo
dell’oceano.<br />
<br />
<strong>Cosa sta imparando da quest’Anno della Misericordia e dalla missione che le è affidata?</strong><br />
Intanto imparo dal Papa una priorità: «Siate accoglienti. Dite
all’altro: tu sei amato da Dio. E se non potete dare l’assoluzione, date
una benedizione». Molte persone si allontanano dalla Chiesa per
mancanza d’accoglienza. Allora, anche per me, la prima cosa è mettermi <em>in ascolto</em>. E rispetto all’altro, aiutarlo non è “dargli qualcosa”, non è dare le cose. Ricordo ora un insegnamento <span class="evid">stupendo</span>
di don Oreste Benzi: «Il povero non è chi non ha niente, ma è chi non è
niente». Per questo siamo tutti poveri. La cosa più vera è comunicare
all’altro: «Tu sei importante per Dio, tu sei importante per me. Tu vali
il sangue di Gesù. Sei un’opera d’arte, preziosa agli occhi di Dio». La
prima virtù di un confessore non è guardare i peccati, ma gli occhi del
peccatore. Lo scrive anche san Francesco in una lettera ai fedeli: «Non
pretendere che gli altri siano cristiani migliori». E, poi, in una
lettera a un ministro dice: «Anche se un frate pecca mille volte, tu
mille volte riaccoglilo».<br />
<br />
<strong>Per lei che esperienza è la confessione? In particolare, l’oggettività di cui è strumento: l’agire in <em>persona Christi</em>?</strong><br />
Per me accogliere i capolavori che Dio ha fatto, ciascuna persona, è
un’esperienza stupenda. E mi rendo proprio conto che quando confesso
non sono io a parlare. È un Altro che parla in me. Ho la memoria
fotografica dei volti, ma le cose che dico non me le ricordo. In quel <span class="evid">momento</span>,
è lo Spirito Santo. È un’esperienza che faccio anche dall’altra parte:
ad esempio, stavo andando a confessarmi da un monaco benedettino, con
una forte domanda su che cosa sia davvero la preghiera; iniziamo e lui
si mette a parlare della preghiera. Senza che gli dicessi nulla. Lì, fai
esperienza che è Dio a parlarti. Ma proprio per questo è importante
prepararsi alla confessione, non andare “a freddo” come si fa tante
volte, ma “a caldo”. Ed è importante invocare prima lo Spirito Santo:
sia su noi stessi, perché ci dia la grazia di riconoscere i nostri
peccati, sia sul confessore, perché gli dia la grazia e le parole per
noi.<br />
<br />
<strong>Il Papa dice che il mistero della misericordia di Gesù è che
lui «va oltre la legge e perdona accarezzando le ferite del peccato,
come un confessore».</strong><br />
Gesù non giudica con la legge, perché la legge più grande è l’amore.
Invece noi ci portiamo sempre addosso la paura di Dio, che Dio ci
condanni, ci castighi. E questa è una responsabilità anche di come
“comunichiamo” Dio nella Chiesa. Dio non sta a guardare le nostre pazzie
di peccato: Dio è pazzo di noi. Si è incarnato a prescindere dai nostri
peccati, ci ama a prescindere da quello che noi facciamo. Perché ci ama
come figli. Poi, questo diventa anche un metodo di catechesi. Parlare
del cristianesimo come mortificazione, come diminuzione di vita... Il
contrario! È un aumento di vita. Ce lo ha insegnato don Giussani, no?<br />
<br />
<strong>Cosa significa per un confessore essere misericordioso?</strong><br />
La misericordia non è buonismo. Il confessore deve aiutare la
persona a rendersi conto dell’Incontro che sta vivendo. Non è una
conversazione tra amici: l’altro non sta incontrando fra Emiliano, ma
Gesù. E quando incontri Gesù hai timore e tremore, e insieme sei
riempito di stupore e meraviglia, come un bambino. Dallo stupore nasce
un nuovo modo di vivere. Allora, il confessore non deve curiosare, come
ci ha ricordato il Papa, ma nemmeno essere muto: deve donare parole che
siano <em>medicamenta.</em> Che siano consolazione e speranza. Noi dobbiamo rendere conto delle parole che diciamo.<br />
<br />
<strong>Il Papa accosta la misericordia alla parola giustizia, e dice: «Peccatori sì, corrotti no». </strong><br />
Essere misericordiosi non significa coprire gli scandali con un
silenzio complice. Il Papa dice questo anche all’interno della Chiesa.
Noi copriamo, copriamo... Ma poi sono dolori forti. La corruzione la
viviamo tutti quando ci abituiamo al peccato: ne siamo immersi, al punto
che non ci rendiamo conto di fare del male. Bisogna vigilare, non
sentirsi mai a posto. Essere attenti e vigilare, lasciarsi risvegliare
dalla vita quotidiana.<br />
<br />
<strong>Come vive da confessore il rapporto tra verità e carità?</strong><br />
In questo senso, il compito di noi sacerdoti è anche quello di
educare. Intendo: condurre l’altro dolcemente alla verità di se stesso.
Condurre “fuori da sé”: dall’<em>amor sui</em>, l’amor proprio, all’<em>amor Dei</em>.
Significa liberarlo da se stesso: dalla falsa immagine di sé, dai
blocchi che si porta, ed anche liberare i doni, i carismi che ha. Noi
sacerdoti non dobbiamo essere amministratori del sacro, ma educatori.
Dobbiamo santificare e discernere, ma anche educare le anime. Io ho
avuto la grazia di stare un po’ di tempo nella Certosa di Serra San
Bruno, dove era passato André Louf, uno dei più grandi maestri di
discernimento, che diceva: «Bisogna stare al fianco di un’anima in
tutto, ma sempre un passo indietro, perché ad ogni crocevia possa
scegliere». Nella libertà. E poi, credo che dobbiamo togliere dal nostro
vocabolario di confessori la parola: rigidità.<br />
<br />
<strong>Che cosa intende?</strong><br />
La rigidità crea dei soldati. Dio ci vuole figli, non soldati: un
soldato obbedisce, ma forse il suo cuore no; il figlio è docile e
obbedisce per amore. Perché si sente amato.<br />
<br />
<strong>Cos’ha provato quando è stato scelto come Missionario della Misericordia?</strong><br />
</div>
Non so quali sono stati i criteri di scelta, ma so che Dio si
ricorda sempre di noi e ogni tanto anche i nostri “superiori” si
ricordano di noi. A parte gli scherzi, ogni missione è un dono e un
mistero di Dio. Ho accolto il mandato con l’<em>Amen</em> di Maria che
si rende disponibile al progetto d’amore che Dio ha per me. Credo che
Dio non scelga chi è capace, ma è Lui che ci rende capaci, con la forza
dello Spirito Santo. Maria ci aiuti in tutto questo e ci faccia scoprire
ogni giorno il Volto del Figlio nei volti dei figli, che hanno bisogno
dell’amore del Padre. Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1642449612389507723.post-29850517461482683132016-05-02T08:22:00.001-07:002016-05-02T08:22:06.443-07:00Messaggio del 2 maggio 2016<pre wrap="">«Cari figli, il mio Cuore materno desidera la vostra sincera conversione e che abbiate una fede salda, affinché possiate diffondere amore e pace a tutti coloro che vi circondano. Ma, figli miei, non dimenticate: ognuno di voi dinanzi al Padre Celeste è un mondo unico! Perciò permettete che l’azione incessante dello Spirito Santo abbia effetto su di voi. Siate miei figli spiritualmente puri. Nella spiritualità è la bellezza: tutto ciò che è spirituale è vivo e molto bello. Non dimenticate che nell’Eucaristia, che è il cuore della fede, mio Figlio è sempre con voi. Egli viene a voi e con voi spezza il pane perché, figli miei, per voi è morto, è risorto e viene nuovamente. Queste mie parole vi sono note perché esse sono la verità, e la verità non cambia: solo che molti miei figli l’hanno dimenticata. Figli miei, le mie parole non sono né vecchie né nuove, sono eterne. Perciò invito voi, miei figli, a osservare bene i segni dei tempi, a “raccogliere le croci frantumate” e ad essere apostoli della Rivelazione. Vi ringrazio.»</pre>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1642449612389507723.post-54163683501300877952016-04-25T12:24:00.003-07:002016-04-25T12:24:59.080-07:00Messaggio, 25. aprile 2016<pre wrap="">"Cari figli! Il Mio Cuore Immacolato sanguina guardandovi nel peccato e nelle abitudini peccaminose. Vi invito: ritornate a Dio ed alla preghiera affinché siate felici sulla terra. Dio vi invita tramite me perché i vostri cuori siano speranza e gioia per tutti coloro che sono lontani. Il mio invito sia per voi balsamo per l’anima e il cuore perché glorifichiate Dio Creatore che vi ama e vi invita all’ eternità. Figlioli, la vita è breve, approfittate di questo tempo per fare il bene. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.”</pre>
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