Che cosa ha veramente detto il recente Sinodo sulla famiglia? Non si può negare che la Relatio finalis, quando parla dei divorziati risposati, abbia usato delle formulazioni molto sfumate, che lasciano spazio a diverse possibili interpretazioni.
E infatti che cosa vediamo nel mondo cattolico?
I progressisti cantano vittoria: "approvata la comunione ai divorziati" risposati; i conservatori si dividono tra coloro che ammettono la sconfitta, come De Mattei e alcuni articoli sulla NBQ, e coloro che cantano vittoria: negata la comunione ai divorziati(Socci sul suo blog e Ronza sulla NBQ).
Che confusione! Eppure il testo è lì. Vediamo un punto importante, il numero 84:
"84. I battezzati che sono
divorziati e risposati civilmente devono essere più integrati nelle
comunità cristiane nei diversi modi possibili, evitando ogni occasione
di scandalo. La logica dell’integrazione è la chiave del loro
accompagnamento pastorale, perché non soltanto sappiano che appartengono
al Corpo di Cristo che è la Chiesa, ma ne possano avere una gioiosa e
feconda esperienza. Sono battezzati,
sono fratelli e sorelle, lo Spirito Santo riversa in loro doni e carismi
per il bene di tutti. La loro partecipazione può esprimersi in diversi
servizi ecclesiali: occorre perciò discernere quali delle diverse forme
di esclusione attualmente praticate in ambito liturgico, pastorale,
educativo e istituzionale possano essere superate. Essi non solo non
devono sentirsi scomunicati, ma possono vivere e maturare come membra
vive della Chiesa, sentendola come una madre che li accoglie sempre, si
prende cura di loro con affetto e li incoraggia nel cammino della vita e
del Vangelo. Quest’integrazione è necessaria pure per la cura e
l’educazione cristiana dei loro figli, che debbono essere considerati i
più importanti. Per la comunità cristiana, prendersi cura di queste
persone non è un indebolimento della propria fede e della testimonianza
circa l’indissolubilità matrimoniale: anzi, la Chiesa esprime proprio in
questa cura la sua carità."
E' difficile negare che ci sia un'aria nuova. I d.r. devono essere accolti il più possibile, vanno integrati nella vita della Chiesa, ne sono "membra vive", si può valutare caso per caso quale forma di esclusione possa essere superata, compresa l'esclusione "liturgica"; e l'Eucarestia è il centro e il cuore della liturgia.
Che dire? Il Sinodo ha partorito un'eresia? Assolutamente no.
1) Intanto qui non si tratta di un dogma, ma di una prassi pastorale.
2) In secondo luogo non si tratta di dare l'eucarestia a chi vive nel peccato mortale, perché non c'è peccato mortale dove, pur essendoci "materia grave", non c'è "piena avvertenza e deliberato consenso", e queste ultime, nell'attuale contesto di crollo delle evidenze possono (bisogna vedere caso per caso) non essere presenti. Il mondo di oggi ci pervade e può fortemente condizionare la coscienza degli uomini.
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