domenica 22 dicembre 2013

l'ultrafondamentalismo

Quando, una decina di anni fa  una mia alunna mi parò di "due, opposti, fondamentalismi", quello mussulmano e quello cristiano, io rimasi indignato: mi sembrava che ci fosse un solo fondamentalismo, quello islamico. Oggi devo ammettere che l'idea che esista un fondamentalismo cristiano, anzi anche un ultrafondamentalismo, mi appare del tutto plausibile: esiste, purtroppo. Certo non è "della Chiesa", ma è di certi cristiani; tuttavia questi cristiani riescono a piazzarsi bene sui media, soprattutto sul web e pretendono di rappresentare, se non la Chiesa, almeno la vera Chiesa.
Che cosa è il fondamentalismo? E' una impostazione del rapporto fede/ragione che soffoca la ragione, per cui un fondamentalista è intollerante verso chi non la pensa come lui, in quanto non essendo abituato a ragionare (la sua è una fede, o meglio una credenza, cieca) non è capace di dialogare; perciò insulta, è nervosissimo, intrattabile, spesso attribuisce all'interlocutore, che per lui è "il nemico", tesi che mai questi ha formulato, applicando al pensiero di questi una mostruosa maschera deformante.
Perché parliamo anche di "ultra-fondamentalismo"? Per indicare a) una accentuazione, una intensificazione del fondamentalismo b) che ha altresì come fattore specifico la volontà di imporsi, anche violentemente, a livello sociale, pubblico, collettivo. Un ultrafondamentalista non rifugge l'idea di una dittatura fondamentalista, non scarta l'idea di un colpo di stato che metta finalmente le cose a posto, è insofferente alla democrazia, con i suoi inevitabili risvolti di soggettivismo relativistico e accarezza volentieri il sogno di un nuovo mondo, dove la verità, la sua verità, sia imposta a tutti, senza troppo complimenti.

Oggi l'ultrafondamentalismo "cattolico" ha come punta di diamante il "sedevacantismo", il delirio secondo cui l'attuale papa Francesco I sarebbe un abusivo,  illegittimo perché eretico e la sede pontificia dunque sarebbe vacante (così Radio Spada al seguito di un certo reverendo "fatimita", una setta che sostiene che non sarebbero stati svelati tutti i misteri di Fatima, non, in particolare, quello che riguarderebbe appunto il "papa eretico"). Ma senza arrivare a tale delirio esso si manifesta anche nel prurito fastidioso che assale molti "cattolici" ultraconservatori verso papa Francesco, si veda ad esempio le esternazioni di Palmaro e Gnocchi e di altri su Il Foglio. I più moderati tra i fondamentalisti invece scelgono un'altra strada: invece di contestare il Papa, si arrampicano sui vetri per annacquare il suo richiamo, in uno sforzo immane, ciclopico di negare la parte di novità che esso indubbiamente ha in sé.
Intendiamoci: tra gli ultimi papi, anzi tra tutti i papi del Novecento e del nuovo secolo, c'è una prevalente continuità, tutti essendo sinceramente credenti, perfettamente ortodossi e cordialmente appassionati alla Presenza di Cristo. Però, accanto alle somiglianze, ci sono anche delle differenze: Paolo VI non è Giovanni XXIII, e Francesco I non è Benedetto XVI: ci sono differenze di temperamento, ma anche di formazione, di impostazione teologica, di sensibilità "politica" (in senso lato, ovviamente). Perché nasconderlo? Perché passare come un rullo compressore sulle differenze? Queste non vanno né enfatizzate, né negate. Se il Papa dice qualcosa di nuovo, su un certo tema, o se tace laddove altri avrebbero parlato con energia, qualcosa da imparare c'è: occorre mettersi in movimento per seguirlo.

Qual è la radice esistenziale dell'ultrafondamentalismo? Ci sembra che essa vada cercata nella solitudine personale, nella assenza di una autentica esperienza del Cristianesimo come incontro, come avvenimento. facilmente si dà anche una educazione familiare molto rigida, che non è stata criticamente assimilata, per cui uno continua a seguire un diktat non verificato e si inquieta se qualcuno lo mette in discussione, si sente minacciato nel profondo del suo, in realtà precario, equilibrio psichico.

In questo senso, come origine, l'ultrafondamentalista ispira più compassione che altro. Ma, nei suoi effetti, si tratta di qualcosa di pericoloso. Infatti, nella misura in cui il fenomeno è diffuso e tende ad accreditarsi come "autenticamente cattolico", come l'autentico cattolicesimo, l'ultrafondamentalismo contribuisce in maniera potente a rendere odiosa la Chiesa e il cristianesimo, generando quello che noi chiamiamo l'odio evitabile (distinto da quello "inevitabile", predetto da Gesù). Il che spiega poi perché il fenomeno dei cristiani massacrati e perseguitati in tante parti del mondo lasci indifferente tanta parte dell'opinione pubblica occidentale.

Occorre perciò pregare, e quanto possibile agire per arginare la piaga dell'ultrafondamentalismo. Perché tutti partiamo sempre più e solo dall'esperienza,  e sempre meno da idolatrati a-priori ideologici.

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