mercoledì 7 agosto 2013

legge sull'omofobia: fermarla o correggerla?

Ci sono due posizioni nel mondo cattolico verso la legge sull'omofobia: quella di chi vuole correggerla, e quella di chi vuole fermarla.
Per i primi è giusto tutelare le persone omosessuali dalla violenza, verbale o fisica, diciamo sinteticamente da vessazioni, senza con ciò impedire la criticabilità del comportamento (volontario) omosessuale e quindi la libertà di espressione , per esempio,della Chiesa. In sintesi: sì alla criticabilità (del comportamento, volontario), no alla vessabilità (delle persone omosessuali).
Per i secondi invece è inconcepibile  il concetto stesso di limitazione delle vessazioni verso le persone omosessuali, per cui una legge contro l'omofobia è intrinsecamente, per definizione, a priori "inemendabile".

Abbiamo il sospetto che ci sia un presupposto, magari inconscio e inconfessato, di questa seconda posizione, ossia che in fondo sia giusto che le persone omosessuali siano vessate, perché solo così potranno emendarsi dal vizio: attraverso una sofferenza purificatrice si raddrizzeranno e tutto d'un tratto, come per magia, voilà: da omosessuali diventeranno eterosessuali. Insomma: picchiare per raddrizzare. E' chiaro che se uno pensa questo, non vuole che si fermi la mano dei picchiatori.
E' opportuno soffermarsi un attimo su questa impostazione, per verificarne la corrispondenza o meno con le esigenze del Cristianesimo. Abbiamo il sospetto che in questi cattolici si sia operato un sottile slittamento semantico riguardo a una delle sette opere di misericordia spirituale: laddove c'è scritto "ammonire i peccatori", loro leggono "vessare i peccatori" (almeno quei peccatori che sono gli omosessuali). Tra parentesi, non neghiamo che ammonire possa anche fare un po' male, ma non mandare in traumatologia. Chiediamoci: è corretto questo slittamento?

Leggiamo quello che dice il (nuovo) Catechismo della Chiesa cattolica. Le persone omosessuali "devono essere accolte con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione." (2358).

Perché allora questi cattolici ritengono giusto "menare" un po' i "diversi"? Perché pensano che la omosessualità sia essenzialmente qualcosa che uno sceglie, che uno liberamente vuole. Se uno liberamente ha scelto di fare l'omosessuale, una bella legnata e via, ecco che lo si spinge a non volerlo più.
Ma anche qui leggiamo quello che dice il (nuovo) Catechismo della Chiesa cattolica: "Un numero non trascurabile di uomini e di donne presenta tendenze omosessuali profondamente radicate." (2358) . Che cosa significa "profondamente radicate"? Anche dal contesto si evince con evidenza che questa espressione equivale a "insuperabili"; infatti per tali persone la soluzione che viene proposta dal Catechismo non è il matrimonio, ma la castità: perché se non perché tali persone non possono realizzarsi eterosessualmente, cioè con un matrimonio eterosessuale?
Dunque anche qui questi cattolici sono in dissonanza dal Magistero della Chiesa, che riconosce che "un numero non trascurabile" di persone non "sceglie di essere", ma "è", insuperabilmente, orientato in modo "diverso". Inutile dunque vessarli, sperando di riorientarli.

un'obiezione

Capiamo l'obiezione dei meno rozzi: noi non vogliamo la legge sull'omofobia, per quanto emendata e riformulata, non perché ci faccia sottilmente piacere che i gay siano vessati, per una inconscia "prepotenza da maggioranza", ma perché la riteniamo inutile. Infatti già le attuali norme tutelano gli omosessuali, come tutelano chiunque, dalla violenza.
E qui dobbiamo fare un esperimento mentale (espressione familiare a chi conosce la filosofia analitica). Supponiamo, per assurdo, che un domani si formi una corrente ideologica che odia i mancini, promuove discriminazioni nei loro confronti e anche violenze, verbali e fisiche, e riesca a creare un clima molto pesante per i mancini, che sono spinti a nascondere la loro "mancinità" per paura di essere vessati. Immaginiamo un mancino che si trovi in due situazioni: a) nella prima gli viene dato un pugno mentre si trova in strada, e lui ha la certezza che questa violenza non ha niente a che fare con il suo essere mancino, ma si tratta di uno squilibrato che ce l'ha col mondo e se l'è presa con lui solo come un anonimo rappresentante del genere umano;  b) nella seconda situazione il nostro mancino invece viene, non colpito con un pugno, ma raggiunto, mentre cammina in strada, da un epiteto ingiurioso, che lo bolla gridandogli un nomignolo con cui la nuova corrente ideologica anti-mancini esprime tutto il suo disprezzo e il suo odio verso i mancini. Secondo voi quale sarà della due esperienze, quella più difficile da sopportare, quella che causa nell'animo di quel mancino più rabbia e amarezza? E' ovvio: la seconda, anche se un pugno fa fisicamente più male di un insulto. Perché quello che conta è che sia stato preso di mira non in quanto (anonimo) essere umano, ma in quanto mancino, cioè come un "diverso", come uno che appartiene a una minoranza continuamente esposta a vessazioni. Questo è ciò che lo esaspera, non il dolore ai muscoli facciali e alla mandibola.
Facciamo un altro esempio: un educatore ha un gruppo di ragazzi, di cui uno è down e un altro un violento. Sarà giusto dare la stessa punizione al ragazzo violento allorché colpisce con un pugno il ragazzo down e un ragazzo qualsiasi? Non sarà più giusto punire più severamente il suo aver colpito il ragazzo down, accertato che si sia che il motivo del suo dargli un pugno sia proprio la volontà di colpirlo perché down, in quanto down?
Così, qualsiasi tipo di minoranza costituita da un fattore involontario (persone down, persone di colore, persone omosessuali) deve essere tutelata non in modo generico, ma in modo speciale. Perché non genericamente, ma specialmente è esposta alla violenza, è vessabile, è vulnerabile.

concludendo

Allora noi pensiamo che vada bene qualsiasi legge contro l'omofobia? Certamente no. Bisogna che essa lasci criticabile il comportamento omosessuale (in quanto ha di volontario). Magari esemplificando che frasi come "la natura umana esiste", "la differenza sessuale è buona e naturale", "solo l'eterosessualità è naturale"  non costituiscono "incitamento all'odio" e non potranno perciò essere censurate.

2 commenti:

  1. Guardi che anche una minoranza "volontaria" ha diritto di essere tutelare dall'intolleranza della maggioranza, altrimenti se io sono di una religione minoritaria (scelta comunque volontaria) la maggioranza avrebbe diritto di vessarmi come credo solo per il credo che io ho scelto.

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