martedì 2 luglio 2013

immutabilità e storia

passeranno il cielo e la terra, ma le Mie parole non passeranno

 Nel Cristianesimo qualcosa è immutabile, come ha promesso Gesù ad esempio nelle parole in esergo, e qualcosa è soggetto ad evoluzione storica. Non tutto è immutabile, come tende a credere il conservatorismo fondamentalista, ma neanche tutto è mutevole e in evoluzione, come tende a credere il progressismo relativista.

ciò che è immutabile: la fede

La fede in quanto tale è immutabile: anche nel 14.000 d.C. il dogma della divinoumanità di Cristo resterà pienamente valido, identico a quello che si credeva nell'età apostolica (è "la fede degli apostoli", il "sentire di Pietro"). Peraltro il dogma è soggetto non a evoluzione (una volta che è stato definito resta immutabile) ma a progressiva chiarificazione: per formulare il dogma dell'Assunzione di Maria ci sono voluti 1950 anni. Questo dogma era implicitamente affermato dalla fede della Chiesa fin dagli inizi, ma per esplcitarlo c'è voluta la storia, una maturazione storica.

ciò che è soggetto a evoluzione strorica

Si potrebbe dire, sinteticamente, che è la dimensione etico-politica.
E' ovvio che anche qui qualcosa è immutabile, c'è un nucleo, neanche tanto ristretto, di regole etiche che è immutabile: potremmo dire i 10 comandamenti, o più sinteticamente il criterio etico supremo, la carità, amare Dio e amare il prossimo (il dono di sé, come criterio fondamentale in quanto imitazione/partecipazione alla più intima vita di Dio).
Tuttavia anche i 10 comandamenti sono stati soggetti a un affinamento interpretativo non lievissimo. Pensiamo al comandamento "non uccidere". E pensiamo al tema pena capitale. Per secoli la Chiesa ha non solo ammesso, ma anche praticato la pena capitale. Per arrivare poi, in tempi più recenti (si vede il Nuovo Catechismo), non tanto ad escludere in modo assoluto, ma a sconsigliare drasticamente, date le nuove circostanze storiche, tale pratica.
Si pensi anche alla guerra: per secoli la Chiesa ha non solo ammesso, ma anche incoraggiato una guerra mossa da motivazioni religiose, incitando alla crociata. La sensibilità morale maturata successivamente ha fatto considerare come superate tali posizioni e oggi molti addirittura se ne vergognano e le rinnegano.
Si pensi, ancora, all'affinamento della coscienza morale della Chiesa sul tema giustizia sociale: per secoli la Chiesa ha sostanzialmente eluso tale tema, insistendo sulla dimensione della pazienza da avere nella vita presente. Dall'Otticento in poi tale tema si è imposto anche alla coscienza ecclesiale, che ha sviluppato delle linee propositive per superare le ingiustizie.

Dunque non i 10 comandamenti, ma la loro interpretazione, sia pure alla luce costante del fondamentale e immutabile principio dell'amore di Dio e del prossimo, è stata soggetta a qualche evoluzione storica. E ciò non deve scandalizzare: quanto basta per regolare la propria azione, commisurandola al Destino eterno, quanto basta per la salvezza, diciamo l'essenziale,  è da subito e costantemente stato chiaro; ciò che si è evoluto è qualcosa di non-essenziale, come dire di non-centrale, di periferico.

Ciò va tenuto presente, perché non è detto che quanto si è maturato fino ad oggi sia tutto, non è detto che siamo arrivati al capolinea della storia. E' possibile che la storia continui, dunque è possibile che la coscienza morale della Chiesa conosca altre forme di maturazione, non intaccando il nucleo essenziale, la legge della carità e i 10 comandamenti, ma comprendendone meglio per esempio le implicazioni (in senso lato) politiche. A questo dovrebbe essere attenta soprattotto la "destra" religiosa. Mentre la "sinistra" dovrebbe guardarsi dal credere mutevole anche il dogma, come fanno certi "teologi" (penso a Vito Mancuso), che ad esempio mettono in discussione nientemeno che la infinita perfezione e trascendenza di Dio e la Sua provvidenza.
Da notare che, curiosamente ma significativamente, la "destra" cristiana rimprovera alla "sinistra" cristiana non tanto gli aspetti ontologico-dogmatici, ma quelli etico-politici, come se fosse più certa dei secondi che dei primi, come se fossero più importanti i secondi dei primi. Come se il Cristianesimo fosse (anzitutto ed essenzialmente) un'etica e non un'ontologia (che pure ha precise implicazioni etiche).

Nessun commento:

Posta un commento

Viganò reinterpreta il Vangelo

 il nuovo Vangelo di Viganò: “il Mio Regno è di questo mondo” Ho appena finito di leggere una lunga nota di mons.Viganò , in cui egli acc...