da una parte c'è chi crede che l'omosessualità sia una condizione (involontaria): c'è chi si ritrova addosso tale orientamento (una minoranza) e chi (la stragrande maggioranza) no. | dall'altra parte c'è chi pensa che l'omosessualità sia una scelta (volontaria): chi è omosessuale lo è perché lo vuole, lo scelglie liberamente. |
Chi pensa all'o. come condizione ritiene che non sia possibile un contagio: è omosessuale chi ha una ben precisa storia, con ben precise dinamiche relazionali (soprattutto intrafamiliari). | Chi invece pensa all'o. come scelta ritiene possibile e teme molto il contagio: il numero degli omosessuali non è determinato e ridott(issim)o, ma è potenzialmente sconfinato. |
Nel primo caso si ha un approccio tendenzialmente rilassato alla questione delle novità legislative in campo familiare: sono destinate ad avere una incidenza marginale, riguardando quella che è (sempre stata e sempre sarà) una ristrettissima minoranza | Nel secondo caso si ha un approccio tesissimo e oltremodo allarmato: si paventa una omosessualizzazione totale del genere umano. Sarebbe il trionfo del cosiddetto omosessualismo, termine che appunto suppone che l'o. non sia una condizione, ma il frutto di una scelta ideologica. |
Osserviamo che questa è anche la posizione del Nuovo Catechismo della Chiesa cattolica che sostiene che esistano "persone con tendenze omosessuali profondamente radicate", cioè non liberamente scelte e liberamente abbandonabili.
Nessun commento:
Posta un commento