Da Il Sussidiario, momenti di generosità al Giglio in occasione del naufragio della Costa Concordia (gen 2012)
".....quel ragazzone americano, che ha dato la forza a qualche vicino spingendoli a tuffarsi in mare, e prodigandosi perchè raggiungessero sani e salvi la riva; quel vigile del fuoco che ne aveva viste tante, terremoti e sciagure, e per una volta voleva godersi la festa per i suoi 25 anni di matrimonio. Ma non ha esitato un attimo a tornare nella sala da pranzo che pericolosamente si piegava, messa al sicuro la moglie, per andare a riprendere quel passeggero in carrozzina, che tra piatti e bottiglie rotte non poteva muoversi, e di cui nessuno pareva essersi ricordato.
il parroco di quella comunità striminzita e isolata, che ha spalancato la chiesa e costretto la perpetua a fare la vivandiera, senza guardare in faccia cristiani e islamici e atei, ci mancherebbe. Conta la gente del Giglio svegliata nel cuore di una notte fredda, e capace di tirar fuori le barche da pescatori, di buttarsi in mare, di aprire negozi e bar, case, alberghi, tirar fuori coperte e panini e caffè. Di tirar fuori il cuore.
Era già successo a Lampedusa, lo ricordiamo. Perché come dice Benedetto XVI, semplicemente fare il bene è bello, è umano, e nei momenti più bui, nella meschinità che trionfa, il bene che si fa e si vede è il più grande viatico alla speranza, alla certezza che ancora un popolo esiste.
Quando penseremo al Giglio. Se ci capiterà di visitarla d’estate, quando si mostra in ghingheri e profumata di erbe odorose e crema al cocco, stringeremo volentieri la mano ai suoi abitanti, sarà diverso entrare in quella chiesa e farsi un segno di croce. "
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