martedì 26 luglio 2011

lettera del 26 luglio

Da: padre Aldo TRENTO
Data: Tue, 26 Jul 2011 08:41:21 -0400

Cari amici,
appena terminati gli incontri con miglia di giovani, Marcos e Cleuza hanno preso l'aereo e a mezzanotte di domenica scorsa sono arrivati ad Asuncion. Due giorni assieme per ridire il nostro SI' a Cristo. Ci incontriamo solo per riconfermarci in questo sì.
Altrimenti che senso avrebbe qualunque relazione o tanta fatica in un mondo che per lo più vive di relazioni virtuali o formali?
Il nostro sì a Cristo non può passare attraverso il “mondo virtuale” perchè Dio si è fatto compagnia all'uomo, si è fatto carne. E senza la carne non esiste né Cristo né l'uomo.
Il giorno dopo ci siamo incontrati nella nostra fattoria con la nostra Fraternità. Dopo aver ripreso quanto ci si era detto un mese fa e che Cleuza aveva riassunto con una bellissima espressione in forma di domanda: siamo cristiani “coca-cola” o uomini innamorati di Cristo?
Il Movimento per noi è una coca-cola o un dinamismo in cui la ragione e il sentimento camminano insieme? Perchè questa immagine della coca-cola? Perchè quando si toglie il tappo fa PSSS e poi tutto termina.
Potremmo anche usare l'immagine dei fuochi d'artificio.
Quindi sono incominciati gli interventi. Uno in particolare sottolineava il proprio dramma personale, un dramma che aveva portato la persona ad un esaurimento. “Tutto funzionava bene nella mia vita, vivevo la mia responsabilità, mettendoci tutta me stesa fino ad essere definita dal mio lavoro. E facendo così pensavo di servire bene Dio. Ma nel tempo ho ceduto perchè questo modo di lavorare per Dio mi ha messo KO”.
Cleuza prende la palla al balzo e dopo aver descritto come anche lei prima di incontrare Carron e il Movimento  ha passato anni determinati dalla depressione, frutto del suo costante impegno per Dio e per i poveri. Ha detto “Vedi, anch'io ho vissuto una vita piena di tormenti e di amarezza convinta di servire Cristo. Ho  preso per anni antidepressivi, fino al giorno in cui ho incontrato il Movimento. Incontrando il Movimento ho incontrato il valore della mia vita. Valore che ho percepito chiaramente nel fatto che Dio non mi ha creato per fare la sua colf, la sua impiegata, ma per un atto di amore, mi ha fatta per Lui. Dentro il Movimento ho capito che io non sono la serva di Dio, ma l'oggetto del suo amore e in questa prospettiva gli altri diventano la mia allegria. Perchè solo se io vibro dell'amore di Cristo posso aiutare gli altri. Gli altri così diventano un regalo per me. Molti mi chiedono: ma perchè andate ancora in Paraguay? Perchè ho bisogno di scrivere il mio sì a Cristo con voi e mi siete stati donati. Le cose sono guidate da Lui e Lui conosce il numero dei miei capelli.” “Bisogna che ci togliamo la maschera (e qui racconta la storia di una donna disfatta umanamente che aveva raccolto dalla strada e portato a casa dove ebbe luogo un dialogo con lei) perchè Cristo si sveli alla nostra umanità così com'è. E questo è ciò che accade nella clinica per gli ammalati, che messi a nudo dalla malattia chiedono urgentemente Cristo. Solo togliendoci la maschera Cristo si rivela a ciascuno.”
Il dialogo è continuato per due giorni condividendo tutto. Ma credo che già questo sia sufficiente per adesso, cari amici. Comunque o una amicizia ha questo orizzonte lì dove siamo  o è complicità anche se usiamo continuamente la parola “Cristo”.
“Ci incontriamo per scrivere il nostro sì a Cristo”. Bellissimo!
Buone vacanze
Padre Aldo

sabato 16 luglio 2011

lettera del 13 luglio 2011

Da: padre Aldo TRENTO
 Data: Wed, 13 Jul 2011 12:54:44 -0400
 

 Cari amici, la sproporzione fra il mio nulla, e il Mistero di cui è fatto il mio cuore aumenta man mano che vedo la mia impotenza davanti al bisogno mio e di quanti, sofferenti, derelitti, bussano alla mia porta. Che dolore, che grido dentro di me al Mistero perché mostri il Suo tenero volto davanti a tre giovani mamme ricoverate con cancro terminale. Maria, 29 anni e 5 figli, Giuseppina, 32 anni e 6 figli, Cinzia 42 anni e 3 figli. Tre donne sole, senza marito che le ha abbandonate con 14 figli. Mentre celebravo la messa, Giuseppina credevo che morisse. Un cancro ai polmoni pareva soffocarla. Vedevo il suo affannoso respiro e guardavo l´ostia che avevo fra le mani. Sentivo tutto il dolore di quell´affanno e chiedevo a Gesù di guardarla negli occhi, le chiedevo di condividere con lei il suo dolore. A un certo punto mi sono avvicinato accarezandola e dopo averle dato l´ unzione degli infermi, dopo la comunione si è riposata. Chi sono io Signore, si domandava Santa Caterina? Niente, e chi sei Tu? Tutto.
 Vedere ogni giorno chi l´umano è drammatico eppure quell´uomo che in un momento cessa di vivere, è Cristo e guardandolo così non puoi non metterti in ginocchio. Perché se ciò che di più caro che hai è Cristo è vero che quell´uomo è ciò che di più caro hai in quel momento. E lui è ciò che di più caro hai perché lui come me è ciò che di più caro esiste per Cristo. E l’ho visto con i miei occhi per l´ennesima volta sabato sera quando una famiglia per disfarsi di un anziano parente, con una gamba piena di vermi per una grande ferita, passando da una bugia all´altra e ingannandoci, è riuscita a scaricare questo povero uomo davanti alla Clinica. Erano giunti fino a noi, con l´inganno, con il vecchietto nella carrozzeria aperta della camionetta e loro dentro ben al riparo del freddo. Il motivo: Puzza.
 L´abbiamo preso subito e ho visto in quel volto triste la Presenza del Mistero e senza aspettare nessun medico e molto meno l´assistente sociale (conoscete bene anche voi come spessissimo questi professionisti prima di tutto guardano le cartelle cliniche, se c´è il diagnostico e tutti questi correlati. Gesù che era il medico andando per le strade e incontrando mille di pazienti a cosa guardava? Al diagnostico, alla cartella clinica o ascoltando il loro dolore e vedendo la loro fede li curava subito? Su questo sono una bestia a costo di mandare alla merda tutti. Lo guardavo e pensavo: Dio si è servito anche dell´inganno dei parenti che da qualche tempo l´avevano abbandonato in un pollaio per mostrargli e mostrarmi che Lui non si era dimenticato di quell´uomo, di quel poveraccio la cui regalità è oggettiva perché relazione con il Mistero.
 L´ho baciato, portato alla Clinica. Gli infermieri l’hanno trasformato. Però non c´erano letti liberi ed era notte. Allora lo Spirito Santo, sapendo che sono debole di memoria, mi ha ricordato che nella Capella con il Santissimo esposto, dove c´è già un mendicante ammalato, c´è ancora un posto. E così l´abbiamo portato lí e credo che a Gesù la cosa gli abbia piaciuto perché così adesso ha due chierichetti.
 Nel frattempo i parenti sono fuggiti. Ancora una volta ho visto compiersi quanto dice il Salmo delle Lodi del Sabato: “potrà una madre abbandonare suo figlio?” “Pero io non ti abbandonerò mai”.
 L´ho toccato con mano lunedì quando una adolescente che ha ammazzato il suo convivente ha voluto rinunciare al suo bambino, nato di 7 mesi, ed ora ha tre mesi. Lei vive nella nostra casa di accoglienza per le bambine o adolescenti incinte. Ho dovuto con lei e l´avvocata andare dal giudice dei minori. Che dolore sentire la ragazza dire al giudice che mi cedeva il suo bambino per ritornare nel carcere dei minori. Parlava con una fredezza terribile e guardavo commosso il bebé fra le mie braccia. Rifiutato, perfino maltrattato da parte sua, il bambino.
 Terminata l´avventura dell´affido, siamo tornati a casa. Adesso Dio mi ha reso, per l´ennesima volta, papà di questo piccolo. E lei, questa povera ragazza tornerà al carcere per scontare la pena che avrebbe potuto scontare qui con noi e in compagnia del suo bambino. P. Paolino dopo l´accaduto mi dice pensando a cosa lascia e a cosa trova: “Neanche la bellezza senza Cristo muove il cuore di una persona”. Puoi offrirgli il luogo più bello del mondo, più pulito ma senza l´incontro con Cristo perfino un Lager diventa più attrattivo.
 Infine una notizia interessante nel giorno di San Benedetto. Si presentò un giovane di 24 anni, ricco, diseredato dalla famiglia e cacciato di casa perché vuole farsi prete. È laureato in filosofia ed altri titoli. Arriva da me, grazie al settimanale che pubblichiamo e che legge (quanto è importante entrare nei quotidiani laici con un settimanale “laico”, cioè cattolico). Vuole essere sacerdote perché affascinato dall´esperienza che vibra nel settimanale.
 Lo guardo con molto distacco anche perché in questi anni più di qualcuno mi è venuto con questo desiderio, ma poi davanti alla mia proposta non tornano più. L´ascolto e poi gli chiedo: “Ti piacciono le ragazze?”. Lui mi guarda stupito e sorpreso. Al che io gli rispondo: “Con i tempi che corrono, è una domanda importante perché la condizione, come diceva Giussani, per essere prete è di essere uomini”. “Padre, chiaro che si”, mi rispose. Bene, allora ti propongo subito una cosa: “Per tre mesi, non solo perché sei laureato in filosofia ti piace leggere, studiare cantare (cantava nell´opera di Asunción), parlare italiano etc. (un sacco di doni che io non ho mai avuto essendo stato un asino a scuola) ma perché tu possa imparare a fare i conti con il “mordere la pietra” come diceva il frate a Miguel Mañara, vieni oggi con Paolino e me alla fattoria dove ci sono gli ammalati di AIDS, rifiutati da tutti. Per tre mesi vivrai con loro: dormirai in una delle loro stanze in un letto a castello, mangerai con loro, lavorerai la terra e ovviamente ci sarà lo spazio necessario per la preghiera, lettura, silenzio, etc. Poi, terminati i tre mesi, andrai dai “ex barboni” della casa S. Gioacchino e Anna, per lavare e pulire questi figli prediletti di Dio, vivendo con loro. Ed infine altri mesi nella Clinica”.
 Amico per essere prete ci vogliono le palle, perché altrimenti domani basta una ragazza che ti guarda e sparisci o vivi nell´orgoglio, lamenti e borghesismo di tanti giovani e non, preti che conosco: “Bisogna soffrire perché la verità non si cristallizzi in dottrina”, diceva Mounier.
 Mi guarda e con un sorriso mi dice: “Padre, grazie è quello che voglio, accetto la sfida”. Siamo saliti in macchina, siamo andati alla fattoria e dal giorno di S. Benedetto con il suo “ora et labora” è lí che ha dato inizio a un’avventura che se Dio vorrà – chissà- sarà quello che mi sostituirà, perché la vita passa e sempre ho chiesto al Signore un sostituto pero che sia con le palle e ami Cristo e i poveri inmensamente di più di quanto un innamorato ami la donna che ha sposato come un innamorato, la sua morosa. Pregate allora, amici perché se Gesù vuole, sia davvero per lui la possibilità di vivere la grazia che mi è data di vivere.
 La regola è sempre quella: “Calli nelle ginocchia, calli nelle mani, calli nella mente”. Preti, cioè uomini virili!
                                                                                    Ciao, P. Aldo

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