mercoledì 22 giugno 2011

lettera 21 giu 2011

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Da: padre Aldo TRENTO
 Data: Tue, 21 Jun 2011 18:10:24 -0400



Carissimi ecco le foto ricordo degli 11 bimbi della “Casetta di Betlemme” battezzati domenica. La maggioranza di loro non ha nessuno, ma adesso possono dire “Padre” al Mistero. Che responsabilità per me e gli amici che il loro battesimo ci ha regalato! Una responsabilità possibile a viverla solo se il mio io è definito momento per momento dalla certezza “Io sono Tu che mi fai”. Da questa certezza dipende tutto il cammino educativo e la loro maturità.
 Li guardo e vedo la grandezza e bellezza del Mistero che ha permesso che nascessero in condizioni disumane e violente per poi riprenderseli e portarli dove Sua Presenza è evidente.
 Li guardo e commosso penso a quanto dice il profeta: “prima di formarti nel ventre di tua madre io ho pronunciato il tuo nome”.
 Che bello: io come i miei piccoli siamo stati pensati da sempre da parte di Dio! Che bello: io come i miei bambini siamo stati chiamati per nome, ossia siamo Suoi, gli apparteniamo da sempre. Allora il modo con cui siamo stati concepiti è secondario (non perché non sia importante…anzi) perché la nostra identità viene prima, viene dall´eternità. Allora anche se concepito nella violenza, questo non definisce più la mia personalità.
 L´aborto è terribile perché elimina un nome che Dio ha pronunciato da sempre. Allora capite perché sono dei tesori per me le bambine in cinta, anche di 12 anni d´età, che abitano con noi, salvate da quelle diaboliche ONG che fanno di tutto perché abortiscano.
 Una ragazzina delle favelas, vittima dall´etá di 9 anni del CRACK, non voleva il bambino di cui era incinta ed è arrivata in condizioni indescrivibili. Ha partorito una bellissima bambina (lei ha 15 anni) e all´inizio non la accettava. Sono passati tre mesi e lei, la mamma, è un´altra, è una vera donna, una vera mamma. Anche il suo aspetto fisico è cambiato: è bella, ben vestita, pulita, orgogliosa della sua femminilità. Vederla allattare la sua bambina fa una tenerezza enorme.
 Non più il passato come “piragnita” (da piragne, è il gergo che usano questi bambini delle favelas che rubano, ne fanno di tutti i colori) ma un inizio di coscienza di essere frutto dell´ESSERE, di quel “Tu che mi fai”. Certo dentro una compagnia di 24 ore. Ma è così che il Mistero ci fa compagnia. Lucilla, la figlia dell´amico Luigi Amicond, oggi diceva: “Io non faccio altro che dire “Si” a Liz (una bambina con gravissimi problemi psichici, di movimento e fisici), e questo “SI” ha cambiato Liz e ha cambiato me. E dire “SI” vuol dire rispondere ai suoi bisogni, vuol dire stare sempre con lei. E questo “SI” che dico a lei, lo dico a tutti i bambini. Ma posso dirlo perché un altro lo dice a me”.
 Ed è proprio bello vedere questa bambina di 12 anni, ma sembra che ne abbia la metà, e non parla, vederla felice e che fa di tutto per rispondere alle provocazioni di Lucilla. E Lucilla che la guarda, la guarda per percepire cosa vuole, cosa la realtà le chiede per rispondere “SI”. Educare è solo dire “SI” alla realtà.
                                                                                                           P. Aldo

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