mercoledì 13 aprile 2011

lettera 11/04/11

Data: Mon, 11 Apr 2011 18:02:08 -0400
 A: padre Aldo TRENTO
 Oggetto: lettera 110411

 
 Cari amici,
 La sofferenza é la condizione per la Letizia del cuore. E, non è che prima viene una e dopo l´altra, ma da quel giorno in cui Cristo è risorto, camminano assieme.
 Però ciò non accadde se il mio Io non è dominato da quel “Tu o Cristo mio”, da quel volto che è la dolce presenza di quel Tu che mi fa adesso. Ho vissuto questa esperienza in questi giorni quando, ritornate le mie due figlie e fatte le analisi mediche, è risultato che una è stata brutalmente violentata. Lei si ricorda solo di aver preso un coktel e di essersi svegliata in una camera di un casolare. Già due giorni dopo che aveva preso coscienza di se e dell´accaduto si era aggrappata alla mia persona raccontandomi le sue terribili paure. E poi la risposta medica. “Se non fossi Tuo o Gesù sarei creatura finita”. Quella sera ero seduto con lei stretta a me, i miei occhi rossi, non sapevo cosa dire. Solo guardavo quel Tu. A un certo momento le ho detto: diciamo il Padre Nostro e lei annuì. Pero subito mi sono venete alla mente le parole: “perdona i nostri debiti COME NOI LÌ PERDONIAMO AI NOSTRI DEBITORI”.
 Lei brutalmente violentata era chiamata a decidere in quel momento una cosa umanamente impensabile e chissà assurda per la capacità umana. Le ho parlato con il mio cuore in mano, con la certezza di quel Tu che è morto per noi e le ho detto: “Guardando Gesù come ci ama, vuoi dire con me quelle parole?”. E piangendo ha detto tutto il Padre Nostro. Che commozione recitando poi l´ Ave Maria come ringraziamento per una energia umanamente impossibile, come perdonare a chi alcune ore prima ti ha brutalmente violentata.
 Non è che la rabbia in me e in lei, come stato d´animo, fosse sparita, ma quel giudizio ed è il giudizio che muove la vita, “Io sono Tu che mi fai adesso”, dentro tutto quello che è accaduto, è più forte di qualsiasi violenza, e che Tu o Cristo mio che sei morto per noi ed anche per chi ha violentato mia figlia vince ogni resistenza emotiva, psicologica, dando spazio ad una grande letizia, in cui il dolore rimane ma solo come grido, come domanda: Vieni Signore Gesù.
                                                                                                                       P. Aldo

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