lunedì 28 marzo 2011

lettera del 27 marzo 2011

IL TESTAMENTO DELLA VEDOVA
 
 Ritornato in Paraguay dall´Italia e Portogallo, dove solo quello che dice San Paolo mi ha mosso “Caritas Cristo urget nos” e l´amore ai miei Gesù che soffrano, ho avuto una commossa sorpresa che conferma quanto dice Gesù: “Le prostitute vi precederanno nel regno dei cieli”; o “Se non diventerete piccoli come i bambini non entrerete nel regno dei cieli”.
 Adolfina, una donna di 60 anni, madre di 7 figli e che ha vissuto nella strada raccogliendo le lattine della Coca Cola ecc., è cosciente che presto morirà. Non ha mai avuto un marito. La sua lunga degenza fra noi è stata felicissima: godeva di tutto, si commoveva perché poteva fare colazione, il pranzo, la merenda, la cena…Cose che non ha mai saputo cosa fossero. Avendo vissuto sempre nella strada. Adesso con la serenità di un bambino in braccio a sua madre sta preparandosi a morire.
 Perciò ha voluto redigere un testamento dicendo a chi lasciava tutto quello che aveva.
 Dice nel testamento: “Lascio la capanna (però per noi è qualcosa di molto peggio) al mio figlio più piccolo; i soldini ricavati dal lavoro di ricamo nella clinica (saranno 20 €) una parte al mio figlio piccolo, una parte ai miei amici di malattia e una parte desidero darli al Santissimo Sacramento, il direttore generale della Clinica; e infine l´unico animale domestico che tengo, una oca, al p. Aldo, perché il 25 di marzo, festa dell´Annunciazione, e si inaugura la terminazione dei lavori strutturali della clinica, possa fare festa in onore della Divina Provvidenza con tutti gli amici”.
 Non solo mi sono commosso fino alle lacrime, ma ho pensato ai mille di amici, di famiglie, bambini, givani che con tanta fatica riescono a vivere e che hanno permesso questo miracolo della clinica nuova, ma anche a coloro che vittime del terribile e odioso potere del denaro (cui avevo chiesto la collaborazione) sono insensibili a Cristo che soffre e muore. Ma non parlo di estranei, parlo di cristiani, cioè di nomini apparteneti a Cristo, a cui mi sono permesso, -solo per Cristo e non per me, che “nudo sono nato e nudo morirò”-, di chiedere un aiuto perché la lunga fila che aspetta per morire qui, si accorciasse.
 Perciò, questa povera donna che ha vissuto nella strada mi ha lasciato tutto ciò che aveva, lo ha lasciato a Cristo: una oca. Amici che schiaffo per me e per ognuno e ci fa pensare all´obolo della vedova. Grazie a quanti con la loro semplicità e con il loro affetto mi sostengono insieme a p. Paolino in un’opera non voluta in modo assoluto da me, ma sbocciata come un fiore da quell´abbraccio di Giussani, il 25 marzo, come oggi, festa dell´Annunciazione, in via Martinengo. Anche il regalo di Adolfina, l’oca, è frutto di quella tenerezza.
 Con affetto, p. Aldo

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