giovedì 29 aprile 2010

Vito Mancuso e la libertà "biologica"

Secondo Mancuso la Chiesa, come si è evoluta nel corso degli ultimi 50 anni relativamente alla libertà "religiosa", così dovrà evolversi riconoscendo la libertà "biologica". Spieghiamoci meglio: relativamente al rapporto dell'uomo con Dio, la Chiesa ha ammesso che le leggi statali non debbono forzarlo alla verità; così relativamente al rapporto dell'uomo col proprio corpo la Chiesa dovrà ammettere che le leggi statali non debbono forzarlo a una verità unica per tutti (come invece ancora oggi la Chiesa non farebbe, vedi il caso Eluana).
Si tratta però di una confusione. Mancuso confonde
  • il piano soprannaturale, a cui giustamente la Chiesa, dopo una parentesi secolare, ma ritornando a una posizione originaria, non vuole gli esseri umani siano obbligati dalle leggi statali, con 
  • il piano naturale, ad alcuni elementi essenziali del quale, come il non uccidere, per motivi di ragione naturale e non per motivi di fede gli esseri umani sono tenuti, che la Chiesa lo voglia o no.
Si potrà ritenere che il Magistero della Chiesa ascriva al piano naturale degli elementi (come il non sopprimere l'embrione appena concepito, o il non togliere idratazione e alimentazione a una persona in coma vegetativo irreversibile) che non è così evidente vi appartengano, dato che potrebbero essere elementi lasciati a valutazioni prudenziali, come dire?, più probabilistiche che dogmatiche. E su questo la discussione può essere lecita, ma i due piani suddetti vanno distinti: una società non può reggersi se ammette la soppressione di alcuni suoi membri, e questo è un argomento di ragione e non di fede.

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